20 luglio 2015
Capri tiro con l'arco: la freccia della solidarietà
Capri tiro con l'arco: la freccia della solidarietà: Oggi E’ giornata di sport e di solidarietà e soprattutto di divertimento. Sono tanti gli atleti che hanno deciso di onorare questa bella g...
la freccia della solidarietà
Oggi E’ giornata di sport e di
solidarietà e soprattutto di divertimento. Sono tanti gli atleti che
hanno deciso di onorare questa bella giornata di amicizia e di aiuto
reciproco e a partire dal primo mattino giungono alla spicciolata al
centro sportivo istallato nella tenuta del parco Perone . Alla fine
della giornata ci sarà sicuramente un sostanzioso contributo da
destinare alla famiglia più bisognosa della comunità. E’ una
bella giornata soleggiata e con la certezza di avere già assegnato
un piccolo ma importantissimo centro , “quello della solidarietà”,
ci avviamo verso i campi di tiro . Per avviare la gara mentre noi ci
accomodiamo tranquilli a bordo campo ad osservare gli atleti tirare .
Che dire del campo ,un campo raggiungibile, e percorribile
facilmente , da permettere anche alle categorie Disabili in
carrozzella di provare questa tipologia di gara ,”cosa che ci
renderebbe molto felice” tra l'altro questa tenuta dista pochi
metri da un albergo, molto comodo per chi arriva da lontano . Alla
fine della gara c'è stata come di consueto un ricco pranzo con la
pasta al forno ,e grigliata mista di carne . Noi come associazione
molto probabilmente ci riproponiamo per l'anno prossimo con due
eventi, con la speranza di non incontrare difficoltà come le
abbiamo avute quest'anno per il cambio della location . Le mete
saranno Rotondi nel parco Perone , e Sorrento altro Parco che
affaccia sia sul golfo di Napoli e Salerno con una vista mozzafiato
su Sorrento e sulla Costiera Amalfitana.
SPORT e SOLIDARIETA', insieme si vince articolo di Giuseppe De Gregorio
Un piccolo laghetto, incorniciato nel verde, tra i campi della ridente terra irpina di Rotondi, è stato per un giorno teatro e palcoscenico di un atto di umana solidarietà, recitato da attori eccezionali, sotto l'attenta regia della direzione tecnica dell'Arco Club Capri che, da anni, organizza l'evento. Un gemellaggio tra mare e montagna, all'insegna di una disciplina sportiva che ha dato all'Italia ori olimpici e mondiali e che, ogni anno, grazie all'impegno di appassionati dirigenti, in particolare delle piccole realtà periferiche, riesce, anche se con tanta fatica, a promuovere la crescita e la maturazione tecnico-atletica di campioni di assoluto valore universale.
Bene, nella tenuta agricola della famiglia Perone, arcieri provenienti da varie regioni del sud Italia, si sono dati appuntamento, per dare il proprio contributo ad un nobile progetto di fraterna e solidale amicizia, gareggiando, con gran voglia di ben figurare, sotto un sole e un caldo impietosi, lungo un bel percorso di campagna, abilmente disegnato dai tecnici, che ha messo a dura prova le loro capacità atletiche.
Chi scrive queste note, è stato solo un osservatore, approdato e accolto con simpatia ed amicizia, all'Arco Club di Capri; dopo, tantissimi anni, ha realizzato un sogno antico: centrare un bersaglio, non importa a quanti metri, per dire : ce l'ho fatta. Questo sogno, grazie a Bruno, Erminia e la piccola Lucrezia, che è più di una promessa, una bella realtà, e sarebbe simpatico citare tutte le atlete e gli atleti del club caprese, i magnifici di Rotondi, ma potrebbe sfuggire un nome e questo dispiacerebbe, si è materializzato e, con il suo longbow, avrebbe voluto tirare per LA SOLIDARIETA', impedito, l'ha fatto con lo spirito e il cuore aperto, assistendo a quanto si recitava sul campo irpino.
Tanti hanno conquistato medaglie, qualcuno si è fermato ai piedi del podio, ma tutti hanno hanno vinto il premio finale: l'ORO di un nobile atto d'amore e di amicizia, verso un fratello meno fortunato.
Un pensiero grato per tutti: atleti, dirigenti, alle straordinarie signore che, con slancio e grande mestiere, hanno fatto conoscere la ricchezza e la bontà della gastronomia avellinese.
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare, non ci rimane che dire a tutti, semplicemente, GRAZIE..per aver realizzato il motto : SPORT e SOLIDARIETA' insieme si vince!
9 luglio 2015
Domenica mattina si svolgerà la terza edizione di arco e solidarietà - «tira l'arco per la beneficenza » - manifestazione di sport e di solidarietà il cui intero ricavato sarà devoluto per la Ricerca sul Cancro. Organizzata dall’Arco Club Capri ,si puo dire che è diventata uno degli appuntamenti classici del panorama del tiro con l'arco campano . Nella valle Caudina nell'incantevole parco Perone Via Luciano Vaccariello
La gara che si svolgerà in un percorso di 12 piazzole hunter&field , con partenza intorno alle 10'00 , si snoda su un percorso di 2 chilometri nel parco privato degli scultori perone la parte competitiva è per adulti e allievi, inserita nel calendario gare Fitarco,
il nuovo presidente dell'associazione Gaia Di Martino ha ritenuto continuare questo percorso iniziato dal padre alcuni anni fa ,con la promessa di poterla mantenere anche per gli anni futuri
19 marzo 2015
tiro istintivo
Costruire
archi storici e usarli è sostanzialmente diverso che acquistare e
usare archi moderni.
Questa
esperienza è paragonabile a quella dell’artista che esegue una
qualsiasi opera ,come in tutte le forme d’arte solo quelli che come
lui ne intuiscono lo spirito ed il significato, noteranno l’opera e
ne godranno le stesse sensazioni.
Fare
centro per chi costruisce e apprezza l’arco storico è un aspetto
secondario, mentre è certamente la meta dello sportivo che imbraccia
un arco moderno o olimpico.
il campo degli arcieri Barbarossa 14BROS ISOLA Di Capri
la 14bROS e lieta di ospitare tutti gli arcieri che praticano tiri istintivi .Sul campo anche sagome con tiri in movimento ,per qualsiasi inform scrivere arcieribarbarossa@gmail.com
3 ottobre 2014
lo sport e i bimbi
I
DATI -I dati Istat e dell'Osservatorio Okkio alla Salute
(del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità) parlano
chiaro: solo un bambino delle elementari su dieci fa attività fisica
in modalità e quantità adeguate; uno su cinque fa sport, ma non più
di una volta a settimana; quattro su dieci invece dedicano a Tv o
videogiochi tre ore o più ogni giorno. «Prima si comincia con lo
sport meglio è, perché il movimento diventi un’abitudine
piacevole — raccomanda Calzolari —. Già in età prescolare, ad
esempio, i bambini dovrebbero imparare a nuotare, un'abilità di base
che bisognerebbe acquisire nella primissima infanzia. Peraltro, il
nuoto è uno sport abbastanza completo e adatto ai primi anni di
vita».
LA
SCELTA -L’età delle elementari è in genere quella
della scelta di un'attività specifica; i fattori di cui
tenere conto sono molti, ma con un po' di sano realismo il pediatra
avverte: «Ilprimo fattore da considerare è la "comodità":
inutile puntare al basket se il campo è a chilometri di distanza,
meglio un’altra disciplina cui si possa accedere facilmente, quindi
con costanza e regolarità». «Inoltre, bisogna ascoltare il bambino
e assecondare una sua eventuale "passione": per aver voglia
di continuare l'attività deve piacere e divertire — prosegue
Calzolari —. Infine, i genitori amanti di uno sport possono
proporlo ai figli, ma l'ideale sarebbe far provare diverse attività
nei primi due, tre anni della scuola elementare: servirebbe a far
scoprire al bambino ciò che gli piace di più e a far emergere i
suoi veri talenti, talvolta inaspettati».
ATTENZIONE
ALLA SCHIENA - Non ha più molto senso invece,
secondo i pediatri, chiedersi se sia meglio uno sport di squadra o
uno individuale. Non è detto, infatti, che un bimbo introverso debba
per forza essere spinto in un gruppo: le dinamiche sono più
complesse; ogni piccolo va seguito e incoraggiato a trovare
l'attività adatta alla sua indole e alle sue caratteristiche
fisiche. «Per un consiglio è opportuno parlare con il pediatra, che
dovrà poi seguire il bambino per valutare che l'attività scelta non
comporti modifiche inadeguate del corpo — raccomanda Calzolari —.
Ginnastica artistica e danza, molto amate dalle bimbe, possono
ad esempio provocare "effetti collaterali" sulla
postura della schiena, mentre il tiro con l'arco ,insieme al nuoto potrebbe dare una buona postura : sono attività
complete, ma il pediatra deve vigilare ed eventualmente consigliare
l'associazione con un esercizio diverso che "scarichi" la
schiena. L'ideale sarebbe far praticare ai bimbi tre, quattro ore di
sport alla settimana, alternando la loro attività preferita con
un'altra complementare per caratteristiche». In questo modo si
possono peraltro scongiurare i possibili effetti negativi di sport
asimmetrici, come il tennis, che andrebbero iniziati un po' più
tardi: fino ai sette, otto anni è opportuno scegliere attività
fisiche che stimolino tutto l'organismo (atletica, ginnastica,
nuoto), per poi passare eventualmente a sport che richiedono abilità
particolari. «Qualunque attività si scelga, infine, è bene
visitare diverse scuole: informarsi sulla struttura e sulla
formazione degli allenatori è importante per affidare i figli a”
mani esperte “ conclude il pediatra.
19 agosto 2014
lo stress pre gara e durante
Lo stress prima e durante la gara
Come
combattere lo stress e ansia nello sport: Generalmente lo stress è
una reazione positiva di adattamento e di sopravvivenza. Sia gli
animali sia gli esserei umani hanno innato questo meccanismo di
difesa. In presenza di un pericolo reale, si attiva una risposta di
paura e, quindi, una reazione di attacco o di fuga come la preda che
fugge davanti al predatore. Oltre l’istinto, però, l’uomo
possiede anche la ragione ed è questa che solitamente crea un
meccanismo di ansia davanti ad una situazione che non presenta un
reale pericolo o minaccia di adattamento e/o sopravvivenza.
Quindi, qualora il pericolo sia reale la paura è giustificata ma,
quando la stessa paura è presente in assenza di pericolo concreto,
si sviluppa l’ansia che, in casi più gravi, può arrivare a
manifestarsi in disturbi veri e propri da affrontarsi . Sono curiose
infine le performance di molti atleti che riescono a dare il meglio
in allenamento e non riescono a validare i loro record in gara. Per
non parlare poi del campione occasionale che vince proprio perché
sente di non avere niente da perdere.
Solitamente
l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante
dalla possibile paura di perdere, creata da un sistema di valori
culturali socialmente acquisiti. Molti autori hanno documentato che
l’ansia nello sport può portare ad una diminuzione della
performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie fisiche
e mentali, con conseguente danno per l’atleta. Attraverso sintomi
fisici, che sono in realtà normali sintomi psicosomatici
dell’ansia,E’ consigliabile praticare regolarmente in allenamento
le abilità mentali in modo che vengano integrate nella gara
attraverso la ripetizione del contesto di apprendimento. In pratica
l’allenamento fisico e mentale viene sviluppato congiuntamente con
lo stesso impegno. Molte ricerche hanno dimostrato che le abilità
mentali, similmente a quelle motorie, possono essere apprese,
sviluppate e perfezionate.
A
tale scopo sono state messe a punto procedure e programmi di
allenamento che lo psicologo dello sport può trasmettere ad atleti e
allenatori. ma può essere svolto anche tra un'atleta e l'allenatore con diverse sedute anche di tipo liberatorio dello stress ,parlare aprendosi a discussioni di tipo vario ,introdursi in tale esperienza è importante non solo nella vita
sportiva, ma anche nell’attivazione delle risorse esistenti in
ognuno di noi al fine di offrire un bagaglio prezioso per tutta la
vita.
16 agosto 2014
Alimentazione prima della gara
Per
esprimere al meglio il proprio potenziale è necessario arrivare
all'atteso appuntamento con un'adeguata forma fisica, godendo allo
stesso tempo del corretto supporto energetico. Le riserve
di glicogeno del
ciclista dovranno essere adeguatamente rifornite, perlomento nei
limiti fisiologici dell'organismo in questione. Nei due giorni
precedenti la gara, si dovrà procedere con un'adeguata strategia
di carbo-loading,
inserendo carboidrati di buona qualità glicemica (indice
medio-basso) opportunamente distribuiti nell'arco della giornata,
senza eccessivi carichi glicemici nel singolo pasto. Sarà
importante effettuare almeno 5
pasti, di
cui almeno 2-3 spuntini nel corso della giornata a base di frutta
fresca; nella distribuzione dei macro nutrienti, i carboidrati la
faranno da padroni, con una percentuale del 60% circa, seguiti dai
grassi (25) e dalle proteine (15).
Nelle 3-4 ore antecedenti, sarà opportuno consumare un pasto che contenga dai 200 ai 300 grammi di carboidrati, con indice glicemico prevalentemente moderato, facilmente digeribili e pratici nel caso ci si trovi in trasferta. Il livello ematico di glucosio, zucchero prezioso per muscoli e cervello, dovrà essere mantenuto il più costante possibile, senza però sconfinare in eccessi quali stati di ipoglicemia (scarsità di zuccheri nel sangue per un apporto inadeguato di cho, ovvero sensazione di stanchezza muscolare e "gambe molli") o di iperglicemia (con conseguente iperinsulemia e rebound glicemico durante la competizione). Tra le bevande, da evitare quelle acide.
Molto dipenderà dalle abitudini dell'atleta, che potrà con gara al mattino inserire nella propria colazione tè deteinato, caffè, fete biscottate o pane bianco, marmellata o miele, ma anche yogurt o latte magri, cereali non integrali e una piccola porzione di affettato magro. In alternativa, o in aggiunta, a seconda del tipo di gara che si andrà ad affrontare, si potranno consumare un piatto con 100gr circa di pasta cotta al dente (con 2-3 cucchiaini di olio Extra Vergine di oliva) e/o un'omelette di albumi, per riequilibrare l'intake proteico in funzione del danno muscolare da sforzo. Simili razioni andranno servite almeno 3 ore prima del via, per non modificare la mobilitazione dei grassi nel tessuto adiposo a scopo energetico, ne generare stati di ipoglicemia reattiva; si avrà il tempo di normalizzare le concentrazione di glucosio e insulina prima di agganciare il pedale allo Start. Attenzione alla presenza di cibi ad alto contenuto di proteine, grassi e fibre: a seconda dell'organismo, potrebbero provocare all'inverso problemi di natura gastrointestinale, rallentando la digestione dei cibi e sequestrando una buona quantità di sangue da destinare all'apparato digerente. Stessi sintomi potrebbe indurre una colazione troppo vicina alla partenza, con insorgere di problematiche più prettamente gastriche (nausea, acidità di stomaco e crampi, pesantezza e vomito) o di carattere generale (perdita di forza, giramenti di testa).
Nei 30-60 minuti antecedenti lo start, occorre fare attenzione ai carboidrati di ig (indice glicemico) medio-alto; largo a piccoli spuntini di indice glicemico contenuto, sia con brevi sorsate che in forma solida, in modo da condurre una risposta glicemica-insulinemica debole; quindi fruttosio in forma naturale o integratore specifico, tipo Enervit Pre-Sport. Il fruttosio potrà essere associato ai polimeri di glucosio (maltodestrine) senza pregiudicare la performance, con una concentrazione nel riscaldamento tra i 2,5 e 10gr/lt ed assumendone piccole sorsate (massimo 150ml per volta) a intervalli regolari di circa 10-15'. Atleti intolleranti al fruttosio potranno ovviare assumendo maltodestrine nei 30-60 minuti prima della partenza, migliorando l'assorbimento intestinale e garantendo la corretta idratazione all'organismo.
Privilegiare gel od una razione liquida fino ai 20-30 minuti dal via: il cosidetto stress da competizione, per cui nell'atleta si creano scariche di adrenalina nella fase di attesa, porta a fenomeni di ipoglicemia, che vanno combattuti con un'adeguato apporto di zuccheri per mantenere la glicemia ad un grammo circa, scongiurando la temuta reazione insulinica. Nei 20 minuti finali del riscaldamento o dell'attesa il problema non si porrà: con l'inizio dello sforzo si annullerà automaticamente la secrezione pancreatica di insulina nel torrente ematico, per mantenere il glucosio in circolo e pronto per essere utilizzato nella produzione dell'energia.
Cibi a basso ig favoriscono una concentrazione minore di glucosio nel sangue e un più ampio utilizzo degli acidi grassi (riserve praticamente inesauribili del nostro organismo), determinando un risparmio di prezioso glicogeno (macromolecola di glucosio) nei muscoli e nel fegato; tuttavia, la letteratura non è del tutto concorde sugli effetti prestativi, ed alcuni lavori scientifici non hanno individuato variazione alcuna nella prestazione atletica, utilizando carboidrati a basso o alto indice glicemico poco prima dello sforzo. In linea di massima, possiamo affermare che, viste le risposte metabooliche individuali all'assunzione di cho prima dello sforzo, occorrerà, stilando un piano di alimentazione ed integrazione pre-gara, tener conto delle caratteristiche dell'individuo e delle sue abituali risposte, provando con il tecnico la strategia più corretta ben prima della gara clou.
Nelle 3-4 ore antecedenti, sarà opportuno consumare un pasto che contenga dai 200 ai 300 grammi di carboidrati, con indice glicemico prevalentemente moderato, facilmente digeribili e pratici nel caso ci si trovi in trasferta. Il livello ematico di glucosio, zucchero prezioso per muscoli e cervello, dovrà essere mantenuto il più costante possibile, senza però sconfinare in eccessi quali stati di ipoglicemia (scarsità di zuccheri nel sangue per un apporto inadeguato di cho, ovvero sensazione di stanchezza muscolare e "gambe molli") o di iperglicemia (con conseguente iperinsulemia e rebound glicemico durante la competizione). Tra le bevande, da evitare quelle acide.
Molto dipenderà dalle abitudini dell'atleta, che potrà con gara al mattino inserire nella propria colazione tè deteinato, caffè, fete biscottate o pane bianco, marmellata o miele, ma anche yogurt o latte magri, cereali non integrali e una piccola porzione di affettato magro. In alternativa, o in aggiunta, a seconda del tipo di gara che si andrà ad affrontare, si potranno consumare un piatto con 100gr circa di pasta cotta al dente (con 2-3 cucchiaini di olio Extra Vergine di oliva) e/o un'omelette di albumi, per riequilibrare l'intake proteico in funzione del danno muscolare da sforzo. Simili razioni andranno servite almeno 3 ore prima del via, per non modificare la mobilitazione dei grassi nel tessuto adiposo a scopo energetico, ne generare stati di ipoglicemia reattiva; si avrà il tempo di normalizzare le concentrazione di glucosio e insulina prima di agganciare il pedale allo Start. Attenzione alla presenza di cibi ad alto contenuto di proteine, grassi e fibre: a seconda dell'organismo, potrebbero provocare all'inverso problemi di natura gastrointestinale, rallentando la digestione dei cibi e sequestrando una buona quantità di sangue da destinare all'apparato digerente. Stessi sintomi potrebbe indurre una colazione troppo vicina alla partenza, con insorgere di problematiche più prettamente gastriche (nausea, acidità di stomaco e crampi, pesantezza e vomito) o di carattere generale (perdita di forza, giramenti di testa).
Nei 30-60 minuti antecedenti lo start, occorre fare attenzione ai carboidrati di ig (indice glicemico) medio-alto; largo a piccoli spuntini di indice glicemico contenuto, sia con brevi sorsate che in forma solida, in modo da condurre una risposta glicemica-insulinemica debole; quindi fruttosio in forma naturale o integratore specifico, tipo Enervit Pre-Sport. Il fruttosio potrà essere associato ai polimeri di glucosio (maltodestrine) senza pregiudicare la performance, con una concentrazione nel riscaldamento tra i 2,5 e 10gr/lt ed assumendone piccole sorsate (massimo 150ml per volta) a intervalli regolari di circa 10-15'. Atleti intolleranti al fruttosio potranno ovviare assumendo maltodestrine nei 30-60 minuti prima della partenza, migliorando l'assorbimento intestinale e garantendo la corretta idratazione all'organismo.
Privilegiare gel od una razione liquida fino ai 20-30 minuti dal via: il cosidetto stress da competizione, per cui nell'atleta si creano scariche di adrenalina nella fase di attesa, porta a fenomeni di ipoglicemia, che vanno combattuti con un'adeguato apporto di zuccheri per mantenere la glicemia ad un grammo circa, scongiurando la temuta reazione insulinica. Nei 20 minuti finali del riscaldamento o dell'attesa il problema non si porrà: con l'inizio dello sforzo si annullerà automaticamente la secrezione pancreatica di insulina nel torrente ematico, per mantenere il glucosio in circolo e pronto per essere utilizzato nella produzione dell'energia.
Cibi a basso ig favoriscono una concentrazione minore di glucosio nel sangue e un più ampio utilizzo degli acidi grassi (riserve praticamente inesauribili del nostro organismo), determinando un risparmio di prezioso glicogeno (macromolecola di glucosio) nei muscoli e nel fegato; tuttavia, la letteratura non è del tutto concorde sugli effetti prestativi, ed alcuni lavori scientifici non hanno individuato variazione alcuna nella prestazione atletica, utilizando carboidrati a basso o alto indice glicemico poco prima dello sforzo. In linea di massima, possiamo affermare che, viste le risposte metabooliche individuali all'assunzione di cho prima dello sforzo, occorrerà, stilando un piano di alimentazione ed integrazione pre-gara, tener conto delle caratteristiche dell'individuo e delle sue abituali risposte, provando con il tecnico la strategia più corretta ben prima della gara clou.
19 giugno 2014
Gestire l'ansia
Come
combattere lo stress e ansia nello sport: Generalmente lo stress è
una reazione positiva di adattamento e di sopravvivenza. Sia gli
animali sia gli esserei umani hanno innato questo meccanismo di
difesa. In presenza di un pericolo reale, si attiva una risposta di
paura e, quindi, una reazione di attacco o di fuga come la preda che
fugge davanti al predatore. Oltre l’istinto, però, l’uomo
possiede anche la ragione ed è questa che solitamente crea un
meccanismo di ansia davanti ad una situazione che non presenta un
reale pericolo o minaccia di adattamento e/o sopravvivenza.
Quindi, qualora il pericolo sia reale la paura è giustificata ma,
quando la stessa paura è presente in assenza di pericolo concreto,
si sviluppa l’ansia che, in casi più gravi, può arrivare a
manifestarsi in disturbi veri e propri da affrontarsi con interventi
psicoterapeutici.
Sono curiose infine le performance di molti atleti che riescono a
dare il meglio in allenamento e non riescono a validare i loro record
in gara. Per non parlare poi del campione occasionale che vince
proprio perché sente di non avere niente da perdere.
Biondi
e Pancheri, nel 1984, hanno documentato inequivocabilmente le
principali modificazioni nell’essere umano, a carico del sistema
nervoso simpatico, dovute ad un prolungato stress. Queste interessano
il:
- IL SISTEMA MUSCOLARE SCHELETRICO;
- IL SISTEMA NEUROVEGETATIVO
- IL SISTEMA NEUROENDOCRINO
- IL SISTEMA IMMUNITARIO.
COME CONSEGUENZA
L’ANSIA PUO’ CREARE
DELLE ALTERAZIONI FISIOLOGICHE QUALI:
- AUMENTO DELLA TENSIONE MUSCOLARE GENERALE E/O DISTRETTUALE;
- AUMENTO DELLA FREQUENZA CARDIACA;
- POSSIBILI ARITMIE;
- AUMENTO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA;
- AUMENTO DELLA FREQUENZA E IRREGOLARITÀ RESPIRATORIE;
- AUMENTO DEL CONSUMO DI OSSIGENO;
- AUMENTO DELLA SUDORAZIONE;
- DIMINUZIONE DELLA TEMPERATURA CUTANEA;
- VASOCOSTRIZIONE PERIFERICA;
- MODIFICA DELLA SECREZIONE E MOTILITÀ GASTROINTESTINALE;
- DILATAZIONE PUPILLARE;
- AUMENTO DEI RIFLESSI OSTEOTENDINEI;
- AUMENTO DEI LIVELLI DI ADRENALINA E NORADRENALINA;
- AUMENTO DELL’ORMONE GH SOMATOTROPO;
- AUMENTO DEI LIVELLI ORMONALI DI ACTH E DI CORTISOLO;
- AUMENTO DELLA PROLATTINA;
- AUMENTO DI ORMONI TIROIDEI.
Solitamente
l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante
dalla possibile paura di perdere, creata da un sistema di valori
culturali socialmente acquisiti. Molti autori hanno documentato che
l’ansia nello sport può portare ad una diminuzione della
performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie fisiche
e mentali, con conseguente danno per l’atleta. Attraverso
sintomi fisici, che sono in realtà normali sintomi psicosomatici
dell’ansia, si può avere, ad esempio:
- DISTURBI GASTRICI O INTESTINALI ACUTI CRONICI;
- CEFALEA DA TENSIONE;
- EMICRANIA;
- PALPITAZIONI;
- BATTITO CARDIACO ACCELERATO E, TALVOLTA, ARITMIE.
26 aprile 2014
Sostituire i cablaggi.
Sistemi
cam e misurazioni preventive.
Doppia
cam, cam singola, cam ibride e Binary cam, quattro gruppi di leve
vantanti diverse peculiarità che, anche in caso di completa
sostituzione dei cablaggi, dovranno essere trattati in maniera
adeguata. Irrinunciabile, in ogni caso, sarà l’attenta
trascrizione delle misurazioni salienti inerenti il nostro attrezzo,
che in realtà dovremmo avere sempre sottomano,ovvero:
1)Asse/Asse
( Da ambedue i lati dei flettenti )
2)Tiller
Superiore
3)
Tiller Inferiore
4)
Brace
5)
Altezza Loop
6)Allungo
al Pivot
7)Libbraggio
al Picco
8)Libbraggio
in Valle
9)Incocco
10)
Center Shot
11)
Altezza Peep
12)Lunghezza
Corda
13)
Lunghezza Cavi/o ( Vedi Sistemi )
14)Materiale
e numero di fili Corda – Cavi
15)Altezza
del supporto di freccia dal piatto di finestra
16
) Spessore supporto di freccia ( Se a lamella )
17)
Diametro foro Peep
18)
Numero Cam e relativo modulo ( Scarico e posizione )
19)
Allocazione acceleratori corda ( Da corpo Cam )
20)
Tutti i dati relativi alla freccia in uso.
Non
tutti questi dati saranno necessari al rimpiazzo dei cablaggi,
tuttavia,ripetiamo, dovrebbero essere costantemente a nostra
disposizione.
Attrezzatura.
Quello
che invece dovremmo avere a disposizione prima di iniziare
l’operazione sono pochi ma indispensabili attrezzi. Avremo cura
quindi di fornirci di:
1)Squadretta
2)Calibro
o stecca millimetrata
3)Pennarello
Indelebile
4)Freccia
Misura Allungo od asta adeguatamente marcata.
5)
Filato per legature peep e punto di incocco
6)
Pressa per archi compound
7)
Morsa per archi da banco ( opzionale )
8)
Dinamometro
Sostituzione
su archi a doppia cam e cam binarie.
1)
In prima istanza preoccupatevi di checkare il libbraggio
del vostro compound marcando, semmai non lo aveste fatto prima, i
vitoni di carica che fissano i flettenti ai Pocket.
2)
Facendo riferimento alla tabella delle misure preventive, realizzate
qualsivoglia discordanza eventualmente riferibile alla stessa e
quindi aggiornatene i dati.
3)
Con stabilizzatore centrale montato e freccia incoccata, magari
fissando l’arco alla apposita morsa da banco, appoggiate
perpendicolarmente allo stabilizzatore la squadretta. La punta della
freccia segnerà fedelmente l’inclinazione della stessa rispetto al
piano verticale e quindi l’esatta collocazione del punto di incocco
sulla corda.( Immagine 4 )
4)
Realizzate la posizione della Peep sulla corda nella maniera più
fedele possibile. Un rilevamento dal punto di incocco potrebbe essere
sufficientemente esatto. In alternativa l’identico rilevamento
ottenuto dalla fine della cam superiore potrebbe fungere da doppio
controllo. L’uso di un calibro o di una squadretta millimetrata è
fortemente consigliato.
5)
Ancora con calibro o squadretta millimetrata, misurate l’altezza
del vostro D Loop da vertice a base ( Corda ).
6)
Rimuovete il cavo che controlla la cam superiore per primo. Date o
togliete giri al cavo stesso sino a che le marcature della cam
inferiore che avrete avuto cura di realizzare non coincidano (
Immagine 2 ).
7)
Eseguite l’identica operazione sul cavo residuo.
8)
Controllate l’ Asse – Asse dell’arco. Qualora non
corrispondesse al dato primitivo togliete od aggiungete uguale numero
di giri ai due cavi sino ad arrivare alla misura richiesta.
9)
Rimuovete la corda.
10)
Montate la corda nuova avendo cura di controllare che il senso dei
giri applicati alla stessa risulti coerente.
11)
Date o togliete giri alla corda ricontrollando la posizione delle
cam.
12)
Controllate nuovamente l’Asse – Asse.
13)
Inserite la Peep Sight ( Visette ) sulla corda in posizione
grossolanamente vicina all’altezza richiesta.
14)
Scaricate la pressa avendo cura di realizzare preventivamente
che cavi e corda siano adeguatamente indirizzati verso le rispettive
scanalature.
15)
Togliete l’arco dalla pressa e trazionate, riscendendo, per una
mezza dozzina di volte.
16)
Inserite l’arco sulla morsa da banco, fissate lo stabilizzatore
centrale e portatelo in posizione verticale.
17)
Montate il D Loop sulla corda effettuando solo il nodo superiore e
lasciandolo lasco in modo che possa scorrere libero sulla corda.
18)
Utilizzando il metodo di cui al punto 3 ristabilite la posizione del
punto di incocco. Siate fiscali in questa fase ed utilizzando la
freccia incoccata ed il nodo superiore del D Loop cercate il punto
esatto.
19)
Rimuovete la freccia dalla corda, serrate il nodo superiore del D
Loop ricontrollando il posizionamento definitivo.
20)
Effettuate le legature necessarie al punto di incocco e quindi
terminate la chiusura definitiva del D Loop. Controllate un’ ultima
volta il posizionamento con il metodo della squadretta sulla stab.
21)
Posizionate la Peep all’esatta altezza richiesta. Se la sua
rotazione non dovesse risultare congrua rimettere l’arco in pressa
e date o togliete un paio di giri agendo su ambedue le estremità di
corda.
22)
Ricontrollate posizione cam, altezza Peep, posizione incocco e, non
ultimo, allungo.
23)
Ricontrollate la distanza Asse – Asse da ambedue i lati dei
flettenti.
A
questo punto, se avete seguito passo – passo le istruzioni,
dovreste essere riusciti a ricostruire il vostro arco nella maniera
più precisa possibile. Un centinaio di scocchi e tutto si assesterà
per bene e sarete pronti per le ultimissime rettifiche e la verifica
della messa a punto fine, questa sì, sempre necessaria, se non altro
a livello di verifica.
11 aprile 2014
l'allenatore è l'atleta II parte
In
diversi studi è stata analizzata la modalità di interazione tra
allenatori e atleti adolescenti; alcune ricerche hanno messo in luce
quanto l'esperienza sportiva dei giovani possa venir condizionata dal
loro rapporto con l’allenatore. Small e Smith (1988) hanno
sostenuto chela
modalità di approccio dell’allenatore all’evento sportivo
determina il livello di stress competitivo che gli adolescenti
“sentono” nell'attività agonistica.Non
è questa la sede per entrare nel merito dell’eventuale utilità
della capacità di saper gestire lo stress in questa fase della vita.
Sicuramente le partite dei campionati possono essere un’occasione
perché i giovani atleti imparino a gestire situazioni stressanti; ma
si potrebbe obiettare chelivelli
eccessivi di ansia per la prestazione sono sempre negativi, perché
riducono il piacere e il divertimento associati al gioco sportivo.
Dall’esperienza quotidiana in palestra, appare a tutti evidente
quanto “potere” abbia l'allenatore nel determinare a livello del
gruppo e dei singoli sia la percezione delle capacità personali di
ogni giocatore (con conseguente sostegno, incoraggiamento, biasimo o
sostituzione sia l'importanza della gara e del risultato (con
conseguente forzatura sulle aspettative e sulle conseguenza di
eventuali vittorie o sconfitte). Ma il comportamento dell'allenatore
è determinante soprattutto per quanto riguarda le motivazioni alla
partecipazione e l'abbandono. Un'indagine di qualche anno fa
(Mazzara, 1995) ha cercato di dare una risposta alla domanda delle
domande:perché
si fa sport?Oltre
il 50% dei praticanti ed oltre il 50% dei non praticanti ha risposto
che si fa sport principalmente
per divertirsi.
Al secondo posto l’esigenza
di fare movimento,
al terzolapossibilità
di fare amicizie e nuove conoscenze,
al quarto la
voglia di migliorare il proprio aspetto fisico.
Senza la motivazione ludica, senza la voglia di divertirsi, nessuno
continuerebbe a praticare sport: l’attività fisica risulterebbe
saltuaria e frammentaria.
L’atteggiamento dell’allenatore risulta, quindi, decisivo per mantenere o spegnere negli adolescenti la “motivazione ludica”, che è alla base del mantenimento della pratica sportiva, giovanile e non. Sempre nel 1995 (Bortoli, Malignani, Robazza) è stata fatta una ricerca su oltre 300 atleti tra i 10 ed i 14 anni che praticavano sport individuali e di squadra; agli autori interessava capire come i ragazzi “vedevano” i loro allenatori. Dalle loro risposte è emerso che gli atleti adolescenti non erano del tutto soddisfatti del proprio allenatore, soprattutto per questi motivi: gli allenatori dovrebbero arrabbiarsi e urlare di meno durante le gare; bisognerebbe valorizzare anche il divertimento;in caso di errore si dovrebbe, comunque, incoraggiare e sostenere l'atleta.
L’atteggiamento dell’allenatore risulta, quindi, decisivo per mantenere o spegnere negli adolescenti la “motivazione ludica”, che è alla base del mantenimento della pratica sportiva, giovanile e non. Sempre nel 1995 (Bortoli, Malignani, Robazza) è stata fatta una ricerca su oltre 300 atleti tra i 10 ed i 14 anni che praticavano sport individuali e di squadra; agli autori interessava capire come i ragazzi “vedevano” i loro allenatori. Dalle loro risposte è emerso che gli atleti adolescenti non erano del tutto soddisfatti del proprio allenatore, soprattutto per questi motivi: gli allenatori dovrebbero arrabbiarsi e urlare di meno durante le gare; bisognerebbe valorizzare anche il divertimento;in caso di errore si dovrebbe, comunque, incoraggiare e sostenere l'atleta.
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