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3 ottobre 2014

lo sport e i bimbi

Il classico nuoto o una più insolita arte marziale? Il sempreverde calcio o il tennis? Ogni sport ha caratteristiche peculiari di cui tenere conto, soprattutto quando si tratta di scegliere per i bambini più piccoli, della «materna» o delle elementari, in una fase di crescita fisica e psicologica tanto delicata. «Ma oggi l'emergenza sedentarietà (e sovrappeso) nei bimbi è tale per cui più di tutto conta farli muovere, non importa come — osserva il presidente della Commissione medicina dello sport della Società Italiana di Pediatria —. Perciò, se vicino a casa c'è un campo da calcio e nient’altro, giocare a pallone andrà benissimo piuttosto che non muoversi affatto».
I DATI -I dati Istat e dell'Osservatorio Okkio alla Salute (del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità) parlano chiaro: solo un bambino delle elementari su dieci fa attività fisica in modalità e quantità adeguate; uno su cinque fa sport, ma non più di una volta a settimana; quattro su dieci invece dedicano a Tv o videogiochi tre ore o più ogni giorno. «Prima si comincia con lo sport meglio è, perché il movimento diventi un’abitudine piacevole — raccomanda Calzolari —. Già in età prescolare, ad esempio, i bambini dovrebbero imparare a nuotare, un'abilità di base che bisognerebbe acquisire nella primissima infanzia. Peraltro, il nuoto è uno sport abbastanza completo e adatto ai primi anni di vita».
LA SCELTA -L’età delle elementari è in genere quella della scelta di un'attività specifica; i fattori di cui tenere conto sono molti, ma con un po' di sano realismo il pediatra avverte: «Ilprimo fattore da considerare è la "comodità": inutile puntare al basket se il campo è a chilometri di distanza, meglio un’altra disciplina cui si possa accedere facilmente, quindi con costanza e regolarità». «Inoltre, bisogna ascoltare il bambino e assecondare una sua eventuale "passione": per aver voglia di continuare l'attività deve piacere e divertire — prosegue Calzolari —. Infine, i genitori amanti di uno sport possono proporlo ai figli, ma l'ideale sarebbe far provare diverse attività nei primi due, tre anni della scuola elementare: servirebbe a far scoprire al bambino ciò che gli piace di più e a far emergere i suoi veri talenti, talvolta inaspettati».
ATTENZIONE ALLA SCHIENA - Non ha più molto senso invece, secondo i pediatri, chiedersi se sia meglio uno sport di squadra o uno individuale. Non è detto, infatti, che un bimbo introverso debba per forza essere spinto in un gruppo: le dinamiche sono più complesse; ogni piccolo va seguito e incoraggiato a trovare l'attività adatta alla sua indole e alle sue caratteristiche fisiche. «Per un consiglio è opportuno parlare con il pediatra, che dovrà poi seguire il bambino per valutare che l'attività scelta non comporti modifiche inadeguate del corpo — raccomanda Calzolari —. Ginnastica artistica e danza, molto amate dalle bimbe, possono ad esempio provocare "effetti collaterali" sulla postura della schiena, mentre il tiro con l'arco  ,insieme al nuoto potrebbe dare una buona postura : sono attività complete, ma il pediatra deve vigilare ed eventualmente consigliare l'associazione con un esercizio diverso che "scarichi" la schiena. L'ideale sarebbe far praticare ai bimbi tre, quattro ore di sport alla settimana, alternando la loro attività preferita con un'altra complementare per caratteristiche». In questo modo si possono peraltro scongiurare i possibili effetti negativi di sport asimmetrici, come il tennis, che andrebbero iniziati un po' più tardi: fino ai sette, otto anni è opportuno scegliere attività fisiche che stimolino tutto l'organismo (atletica, ginnastica, nuoto), per poi passare eventualmente a sport che richiedono abilità particolari. «Qualunque attività si scelga, infine, è bene visitare diverse scuole: informarsi sulla struttura e sulla formazione degli allenatori è importante per affidare i figli a” mani esperte “ conclude il pediatra.


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