Lettori fissi

19 settembre 2013

Il lavoro che svolge un allenatore


In tutti gli sport l'allenatore é certamente una figura basilare, sia per quanto riguarda la preparazione fisica dell'atleta, sia per quanto concerne il supporto psicologico di cui ogni sportivo sente la necessità.
L'allenatore si occupa principalmente degli aspetti tecnici e strategici delle performances agonistiche degli atleti, ma il suo ruolo di leader in seno alla squadra che dirige - o nei confronti dello sportivo che segue a livello individuale - lo pone in una relazione interpersonale di tipo complementare nella cosiddetta posizione one - up. Ciò sta a significare che egli si ritrova ad essere un punto di riferimento ed un modello di identificazione per i suoi ragazzi, sia sul piano agonistico che su quello umano.
Dal punto di vista psicoanalitico l'allenatore diventa un sostituto edipico molto importante: infatti il ragazzo in età adolescenziale che si accinge a fare sport porta con sé, nel rapporto con gli altri compagni e nei riguardi di una figura rivestita di una certa autorità come può essere quella dell' allenatore, le sue dinamiche familiari non risolte.
Il ragazzo quindi rivive alcuni dei sui conflitti interiori nella situazione agonistica e nei rapporti interpersonali.
L' allenatore, in questa chiave di interpretazione analitica, viene vissuto dall' atleta in qualità di sostituto delle figure paterna e materna: paterna poiché assume una funzione di guida sicura ed autoritaria, materna in quanto dovrebbe proteggere e supportare il ragazzo.
Si può altresì sottolineare che l'attività sportiva e il determinante lavoro dell' allenatore diventano un elemento di mediazione tra il sistema familiare e il gruppo dei coetanei dell' atleta, che possono entrambi presentare delle situazioni interattive disfunzionali.
L' allenatore appare dunque come un punto di incontro tra le figure familiari, rivestite di autorità ma anche di una certa carica affettiva, e il sistema sociale e scolastico del ragazzo ; l'attività sportiva e gli obiettivi agonistici perseguiti sotto le direttive dell' allenatore possono diventare un momento di prevenzione in situazioni e contesti sociali economicamente ed affettivamente svantaggiati, che potrebbero dare adito a condizioni di devianza.
Ma qual é l'effettiva realtà in cui si muove la figura dell'allenatore - leader ?
Secondo la ricerca condotta da Vanni sulla leadership dell' allenatore mediante l' utilizzo della " The leadership scale for sport ", viene riscontrata una certa incapacità da parte degli allenatori di comunicare le proprie intenzioni agli atleti.
L'atteggiamento maggiormente messo in atto é quello autocratico : l'allenatore non é molto disponibile nel chiedere dei pareri ai ragazzi e nel seguire le loro indicazioni di carattere tecnico.
Alcuni allenatori tendono spesso a sopravvalutare la parte tecnica e a non preoccuparsi di offrire un adeguato sostegno educativo, rivelando una scarsa preparazione in questo settore ed evidenziando una mancanza di sensibilità nei confronti delle problematiche giovanili.
Da questa ricerca si prospetta una situazione non molto positiva dei rapporti fra atleti ed allenatori: infatti questi ultimi sembrano basare la loro attività quasi esclusivamente sul rendimento fisico - atletico dei ragazzi, assumendo un atteggiamento autoritario nei loro confronti.
Il suo comportamento viene percepito dagli atleti come molto distaccato ed incurante di quelle che sono le loro aspettative, soprattutto a livello umano.
Non é sicuramente un compito facile gestire una realtà composita formata da parecchie variabili da tenere contemporaneamente in considerazione : saper mantenere l' equilibrio fra gli elementi che intervengono nella conduzione di un team sportivo richiede da parte dell' allenatore considerevoli doti tecniche e di organizzazione, nonché capacità relazionali di notevole spessore.
La funzione espletata dallo psicologo dello sport accanto alla figura - chiave dell' allenatore diventa allora una serie di strumenti per risolvere molte delle complesse situazioni che possono sorgere fra allenatore, atleti, dirigenti del team sportivo e i familiari degli atleti.
Per non parlare della spinosa problematica del ‘Burn – out’: l' espressione 'Burn - out' si riferisce al fenomeno per cui un allenatore - ma questo discorso é valido per qualsiasi categoria professionale - esaurisce la sua energia, ha un crollo psicologico e motivazionale e non riesce più a far fronte alle onerose esigenze della sua attività.
Come abbiamo già in parte constatato, il lavoro dell' allenatore si svolge in un ambiente piuttosto stressante caratterizzato dalla presenza delle responsabilità riguardanti l' adeguata preparazione atletica, le interferenze dei dirigenti del gruppo sportivo e le pressioni degli sponsors, i rapporti con i genitori degli atleti e con il pubblico, i problemi di carattere disciplinare che possono sorgere all' interno della squadra e così via.
Sono stati individuati alcuni comportamenti che possono contribuire all' insorgenza del Burn - out: essere perfezionista e non tollerare i possibili errori propri e degli sportivi, mancanza di capacità assertive, essere insoddisfatti, avere delle aspettative troppo elevate o farsi assorbire troppo dall' attività agonistica.
Sembra che sia stato rilevato un più alto livello di Burn - out nei protagonisti di sport individuali che in quelli di squadra e che la causa più rilevante di questo fenomeno sia l' incapacità di sviluppare rapporti adeguati fra allenatori ed atleti.
Secondo questa indagine risulta che la professione di allenatore sia intrapresa da soggetti assertivi ed estroversi che resistono agli insuccessi ed alle frustrazioni in maggior misura rispetto ad altre professioni.
Non possiamo dimenticare che la figura - chiave dell' allenatore ha anche il delicato compito di sostenere lo sportivo nei momenti di maggiore difficoltà e di prevenire con il suo supporto il Burn - out di questi.
Infatti dalla letteratura si evince che gli atleti, durante l'attività agonistica, sperimentano fattori stressanti dovuti all'incertezza del risultato, al timore del fallimento ed alla paura di non riuscire a dare il meglio di sé in gara.
L' allenatore dovrebbe far fronte alle richieste degli sportivi da lui seguiti sviluppando la capacità di esprimersi in maniera adeguata nei loro confronti, non consigliandoli e basta ma ascoltandoli e prestando loro una maggiore attenzione.
Infatti una efficace comunicazione interpersonale può sciogliere le tensioni che possono insorgere fra atleta ed allenatore a causa di incomprensioni e qui pro quo, venutesi a creare in un contesto di scarsa attenzione e di ascolto superficiale, oppure troppo aggressivo o invasivo.
Un buon allenatore dovrebbe essere tecnicamente preparato ed aggiornato ma dovrebbe anche aver acquisito una certa sicurezza personale che gli permetta di improntare il suo allenamento prima sulle esigenze umane e poi sull' obiettivo della vittoria.
Egli dovrebbe aver sviluppato una propria auto consapevolezza e una sincera autostima: credo che senza queste caratteristiche non si possa pretendere di relazionarsi in maniera corretta e funzionale con gli altri, né si possano raggiungere risultati elevati in campo agonistico.
Egli emerge da questo studio come una figura che tende alla conquista di una certa notorietà a livello personale, che é interessata soprattutto alle vicissitudini del capitano della squadra, poco disponibile nei confronti dei 'gregari' - da cui pretende il massimo rendimento -, incapace di stabilire dei rapporti di fiducia e di stima con i gli amici e capace di creare risentimenti e una situazione competitiva tra di loro.
Inoltre bisogna pensare allo stress fisico mentale dell'allenatore che deve comunque far si che le compagini si legano 

Ne risulta quindi un quadro piuttosto problematico, che sarebbe opportuno approfondire con ulteriori indagini in merito?
by B.D.M.



11 settembre 2013

La Lucertola Azzurra

La Lucertola azzurra dei Faraglioni

Non e' una leggenda, ma questa lucertola, il cui nome scientifico e' Podarcis sicula coerulea, esiste veramente, il suo habitat naturale sono i Faraglioni di Capri fotografata recentemente nel 2005, come potete vedere dalle foto recuperate nel web. Il fotografo, e' un simpatico signore che si diletta a fare arrampicata sui Faraglioni.
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La lucertola azzurra dei Faraglioni
Le evoluzioni che conducono alla biodiversità, da sempre rappresentano una attrattiva per i naturisti, e le isole proprio a causa delle loro ridotte dimensioni si possono considerare una sorta di laboratori naturale, dove riescono a sopravvivere solo poche specie e dove lo stare soli favorisce la loro riproduzione e la creazione di nuove specie .
Tra i Vertebrati delle isole che si affacciano sul mediterraneo, i Rettili sono quelli che mostrano un alto grado di endemicità ed in particolare quelli appartenenti alla famiglia dei Lacertidae, genere Podarcis; la lucertola campestre, Podarcis sicula, è diffusa dalle isole del Tirreno all’Appennino e dall‘Istria al Mare di Marmara.
Suddivisa in una cinquantina di sottospecie: tra le più rare la Podarcis sicula coerulea già Lacerta coerulea faraglionensis(lucertola azzurra), che vive esclusivamente sui Faraglioni di Capri. Quest’esemplare, dalla particolare colorazione azzurra della gola, del ventre, dei fianchi, del sottocoda e dalla pigmentazione nerastra del dorso, ha una corporatura elegante, capo ben distinto, lingua piatta bifida e retrattile, occhi muniti di palpebre mobili con pupille rotonde.
Di indole vivace, i maschi adulti sono animali territoriali ed in modo particolare durante il periodo della fregola sono soliti azzuffarsi, anche se generalmente questi combattimenti sono ritualizzati; l’alimentazione è essenzialmente insettivora.
Il melanismo, il fenomeno che consiste nell‘
inscurimento del dorso e delle parti ventrali, facilita la termoregolazione, infatti i Rettili sono definiti animali a sangue freddo o meglio pecilotermi ectoterni e di conseguenza sono operosi solo quando le condizioni termiche ambientali sono tali che il corpo raggiunga una temperatura adeguata allo svolgimento delle funzioni vitali.
Secondo alcuni naturalisti i colori tendenti allo scuro dei sottoventre assorbirebbero meglio il calore, permettendo alla 
Podarcis sicula coerulea, di cominciare a cacciare prima delle lucertole dalla tipica colorazione più chiara, favorendo, in questo modo, anche le funzioni riproduttive.bediagra
Uno dei primi a rendersi conto di questa meraviglia della natura fu il medico naturalistaIgnazio Cerio, che rese nota la scoperta nel 1870.
Ma sul finire del 
XIX secolo la scoperta di questa nuova “specie” scatenò un’accesa disputa tra Bedriaga ed Eimer, due zoologi europei; la causa fu il diritto di precedenza sulla scoperta.
In ogni caso, il primo che pubblicò la descrizione della lucertola azzurra fu
l’erpetologo Eimer nel 1872.
In realtà, gli attuali studi tassonomici hanno dimostrato che la popolazione di lucertola azzurra presente sui Faraglioni 
non costituisce una nuova specie ma una delle tante varianti di lucertola campestre.
Speriamo che alla lucertola azzurra non accada quello che è avvenuto alla 
Podarcis sicula sanctistephani, dell’isola di S. Stefano (Arcipelago Ponziano), estinta per ragioni ignote fra il 1900 ed il 1910. (R. M. Cipolla, ottobre 2000)
Le foto che corredano questo articolo sono di Luigi Esposito 


30 agosto 2013

guida per l'acquisto di arco e frecce


state all'inizio                                                                                                             
Come scegliere frecce e arco 

Se utilizzate un arco storico oppure un long bow la scelta è obbligata dal regolamento: aste in legno.
Se invece il vostro arco è un ricurvo potete scegliere: aste in legno, aste in alluminio, aste in alluminio e carbonio, aste in carbonio.
In ogni caso c’è un aspetto importante di cui tenere conto, sia per salvaguardare l’investimento economico che avete fatto nell’acquistare il vostro arco, sia per ottenere il massimo rendimento dalla macchina-arco in modo che ceda alla freccia il massimo di energia possibile:

il peso!

Il peso e il tipo della freccia
In relazione al libbraggio effettivo del vostro arco al vostro allungo è consigliabile un rapporto peso-potenza di“almeno” 7grani/libbra per archi di bassa o normale efficenza.

Se, per esempio, il vostro arco, al vostro allungo di 27” amo(25” e 1/4 dalla corda al pivot point), raggiunge le 45 libbre:
45 libbre x 7 grani = 315 grani
e cioè(1 grano = 0,0648 grammi): 315 grani x 0,0648 = 20,4 grammi
che è il peso minimo al di sotto del quale rischiamo di rovinare i nostri flettenti e comunque sicuramente disperderemo grande parte dell’EEP (energia elastica potenziale) accumulata.
Alcuni fabbricanti per i loro archi indicano 9 grani/libbra come corretto rapporto peso potenza e in tal modo per il nostro arco di esempio avremo bisogno di 26,244 grammi di peso minimo della freccia.(vedi tabella BW aste Easton)
L'adozione di un rapporto peso-potenza di 7 oppure 8 oppure 9 grani/libbra dipenderà quindi dall'efficenza della macchina-arco utilizzata: a pari sforzo di trazione, al medesimo allungo di riferimento, archi di diverse qualità progettuale e costruttiva restituiranno diverse forze di spinta.
Con moderni archi custom ad alta efficenza potrebbero/dovrebbero essere utilizzate frecce ancora più pesanti allo scopo di trasmettere alle medesime una maggiore energia cinetica (per la caccia si può pensare a 14/15 grani/libbra).

II materiali utilizzati per la costruzione delle aste hanno ovviamente pesi specifici diversi e consentiranno quindi la realizzazione di frecce con peso complessivo diverso secondo il materiale impiegato.
Sembra facile”lo so stiamo all'inizio però ogni arciere che si rispetti deve sapere queste cose , quindi leggete documentatevi e collaudate sulla vostra pelle

buon lavoro BY B.D.M.


24 agosto 2013

Il tiro istintivo

Spesso sentiamo parlare di tiro istintivo come posizionarsi ,come ancorare ecc ecc io credo che nel tiro istintivo ogni arciere abbia  la sua caratteristica personale Ci sono spesso discussioni fra gli arcieri su cosa è “istintivo” o “gap shooting” e anche sul fatto di mirare usando “le tre dita sotto la freccia” per aprire l’arco ed ancorare. Generalmente per tiro istintivo si intende lasciare che il proprio braccio sinistro cerchi l’elevazione esatta per colpire il centro, mentre si concentra l’attenzione solo sul centro che si intende colpire, facendo attenzione a piegarsi se necessario solo sulla vita e mantenendo sempre invariata la posizione delle braccia e delle spalle rispetto all’arco.
Per fare questo, l’arciere deve sviluppare una tecnica che faccia sì che l’arco tiri nella sua linea di visione. Questo significa che il punto di ancoraggio deve essere proprio sotto l’occhio dominante, che guida il tiro. Generalmente lo si ottiene inclinando l’arco e piegando leggermente la testa. La posizione del punto di ancoraggio rispetto all’occhio dominante varia secondo le caratteristiche fisiche dell’arciere: chi ha detto che si deve ancorare all’angolo della bocca credo che abbia  causato molti problemi a tanti arcieri.
Il punto di ancoraggio è la parte posteriore della linea di mira dell’arciere che esegue il tiro istintivo, e controlla il tiro verso destra e verso sinistra, oltre che nella direzione alto – basso.Comunque come dicevo ci sono  molti modi per prendere la mira usando l’arco e la freccia come mirino.
Chi tira con le tre dita sotto la freccia mira lungo la freccia, come fa un tiratore con la pistola che mira lungo la canna dell’arma. Con l’arco è un tipo di mira che va bene nei tiri a corta distanza.
Chi usa il metodo di tiro dell’arco nudo, facendo scorrere le dita sulla corda, o muovendo il punto di ancoraggio sul viso in funzione della distanza, può usare questo metodo per distanze maggiori.Per questa preparazione serve molto allenamento Allenarsi in questo modo ogni giorno ti porta ad  Imparare a fare questo automaticamente, 
Mettendo insieme la capacità di concentrare la visione sul punto da colpire e l’aver acquisito una buona tecnica farà di te arciere un tiratore di successo
Buon allenamento by B.D.M.

11 agosto 2013

Salve oggi vorrei soffermarmi e parlare del
F.O.C.(Front of center)

- Un baricentro spostato verso la cocca imprime alla freccia un inpennamento verso l'alto.
- Un baricentro spostato verso la punta provoca una caduta più rapida della freccia soprattutto nella parte terminale del volo.

Il punto di equilibrio ottimale (corrispondente al baricentro) è valuta bile intorno al 40% della lunghezza della freccia senza punta (il calcolo del baricentro dovrà comunque essere fatto con la punta inserita). Il limite entro il quale il baricentro deve essere trovato si può identificare con il termine inglese F.O.C. corrispondente alla percentuale di peso della freccia relativo al segmento compreso tra il punto di bilanciamento e la metà della freccia
la formula per il calcolo e la seguente: FOC % = (100 * (A-L/2))/L)




Per questo lavoro bisogna avere un buon assortimento di materiale sia punte che alette  
- Se il bilanciamento si orienta verso al cocca occorre usare punte più pesanti e/o aumentare il peso della punta. Per piccole correzioni, basterà diminuire il peso dell'impennatura.

- Se il bilanciamento si orienta verso la punta useremo punte piu leggere oppure penne più pesenti

Ottimizzare un buon F.O.C sul volo della freccia non è molto significativo nel tiro al chiuso o sulle corte distanze, ma assume enorme importanza nelle lunghe distanze vedere cadere la propria freccia sotto il bersaglio prima dell'impatto da significare che non abbiamo calcolato un buon baricentro, comunque resta il fatto che il F.O.C.migliore e sempre quello più alto possibile.
buon lavoro BY B.D.M
   

30 luglio 2013

Ginnastica posturale

L'Arco Club Capri  propone oltre agli allenamenti di tiro con l'arco, anche la ginnastica posturale  per gli atleti , la palestra seguiti da personale qualificato 


La ginnastica posturale è composta da una serie di esercizi che ristabiliscono l'equilibrio muscolare. È alla base della rieducazione posturale che si occupa di come imparare nuovamente i gesti e le posizioni che assumono quotidianamente. La postura è il nostro personale modo di stare e di muoverci nello spazio circostante. E’ in continua evoluzione e soggetta ad influenze:

a)interne ed esterne.interne: la nostra personalità, il nostro vissuto. Ad esempio, una persona timida ed introversa avrà un atteggiamento in chiusura (spalle arrotolate, capo in avanti ecc.);
b)esterne: il tipo di attività lavorativa o lo sport praticato, traumi, lesioni etc...

La ginnastica posturale si pone l’obiettivo di rieducare l’apparato muscolo-scheletrico dell’individuo non solo ad una maggiore mobilità, ma a riprogrammare gli schemi muscolari che agiscono contro la forza di gravità e che il nostro sistema nervoso centrale coordina a livello involontario. Ci offre strumenti utili per riconquistare un corpo efficiente, in grado di assumere senza dolore diverse posizioni, e ci conduce ad una rieducazione del corpo in sintonia con l’evoluzione della mente.
La principale difficoltà in una metodica posturale è proprio quella di aggirare le ben strutturate difese dell’individuo cercando con il suo consenso nel riprogrammare un’organizzazione muscolo-scheletrica più efficiente.  intuito come attraverso l’esecuzione di particolari movimenti sia possibile attivare l’apprendimento di nuovi schemi di azione, migliorando così la qualità di vita dell’uomo. Il movimento rivela chi e come siamo. Vi è una stretta connessione tra emozioni e atteggiamento posturale. Un problema fisico o psichico può costringerci ad escludere taluni distretti muscolari dai movimenti e a lungo andare creare un danno funzionale ortopedico o neurologico. L’attenzione richiesta nelle lezioni permette di riportare alla nostra consapevolezza parti del corpo bloccate, eliminando le tensioni muscolari, imparando movimenti e posture più naturali.

La ginnastica posturale considera l’uomo nella sua globalità, nel suo insieme psico-fisico. Non vede l’individuo come un insieme di segmenti a sé stanti. Per tale motivo consiste in posizioni ed esercizi specifici, miranti ad uno stretching globale di tutto il corpo, dalla prima vertebra cervicale alla punta dei piedi. Tali allungamenti sono accompagnati da una respirazione più consapevole e profonda e permettono non solo di sciogliere tensioni muscolari, ma di migliorare e correggere la nostra postura. La migliore postura si traduce in un riequilibrio delle tensioni muscolari, in maggiore elasticità e flessibilità, soprattutto a livello della colonna, con benefici effetti sul nostro assetto affettivo.
vi aspettiamo
Buona salute by B.D.M.

25 luglio 2013

Riabilitazione dopo un trauma

Ricordiamo di optare con programmi precisi senza "strafare"

Che cosa fare quando il problema non è una malattia cronica, ma un trauma che ha messo fuori uso un'articolazione o la piena funzionalità dell'organismo? Si potrebbe essere tentati di pensare che in questi casi tornare subito a praticare un'attività sportiva sia insensato. Invece lo sport entra a far parte della riabilitazione dopo i traumi e ne è addirittura una parte imprescindibile, come spiega Giuseppe Porcellini, direttore dell'Unità di chirurgia della spalla all'ospedale Cervesi, di Cattolica, relatore a Rimini Wellness della preparazione atletica nella riabilitazione. «Purtroppo è più semplice decidere di sottoporsi a un ciclo di infiltrazioni di antinfiammatori che sforzarsi di trovare mezz'ora per sé tutti i giorni, così da praticare un'attività che aiuti a recuperare la funzionalità perduta dopo un trauma - osserva lo specialista -. Infatti non bisogna mai smettere di muoversi, neppure dopo un incidente che abbia lesionato un tendine o un'articolazione: l'importante è muoversi nel modo corretto, seguiti da un medico e da un fisioterapista. Se, infatti, tanti credono di doversi immobilizzare, molti altri al contrario pensano che più si allenano, più sarà rapido il recupero: non è così, i processi biologici di riparazione hanno tempi che non si possono imporre. Un tendine lesionato, ad esempio, guarisce in un mese e mezzo e forzare la mano per accelerare è inutile e dannoso: esagerare con i carichi di allenamento può creare una recidiva o infiammare le strutture».
DIAGNOSI - Il ritorno a un'attività fisica è importante anche per il morale di chi si è fatto male, magari proprio durante la partita di calcetto con gli amici o il doppio a tennis in vacanza: «Vale per gli atleti ma anche per le persone comuni - dice Porcellini -. Tornare a muoversi presto dopo un trauma incide positivamente sull'umore e oggi sappiamo che una buona condizione psicologica è legata a doppio filo con un recupero migliore e più veloce. Il primo passo, il più importante, è avere una diagnosi corretta del trauma  subìto : tantissimi si sobbarcano cure fisiche di ogni tipo dopo un'incidente qualsiasi senza che si sia davvero individuato che cosa non va nell'articolazione coinvolta, se c'è una lesione al tendine, a una cartilagine o altro. Quindi il paziente deve impostare il lavoro da fare con un medico e un fisioterapista, per poi portarlo avanti a casa attraverso la pratica quotidiana degli esercizi che può fare da solo. Occorre pazienza, certo, ma funziona: i casi più difficili sono proprio i pazienti che dichiarano di non avere tempo per fare sport per la riabilitazione».
QUALI SPORT - La sport-terapia è preziosa anche quando il trauma lascia una disabilità molto seria, come in chi subisce una lesione al midollo spinale: in questi casi attraverso una pratica sportiva il paziente para o tetraplegico può recuperare il massimo di autonomia e mobilità concesse dalla sua condizione, oltre a ottenere indubbi vantaggi sul tono dell’umore e il benessere generale, perché ad esempio si riduce il rischio cardiovascolare che, in chi è forzatamente immobile, può aumentare non poco. Sport indicati dopo un trauma spinale grave sono, fra gli altri, l'atletica e il basket, che migliorano l'autonomia e la capacità di muoversi sulla sedia a rotelle, ma anche il nuoto, che tonifica i muscoli rimasti attivi e favorisce la funzionalità respiratoria, o attività come il ping pong e il tiro con l'arco, che rinforzano gli arti superiori e aiutano a ritrovare un buon equilibrio del tronco. Anche in questo caso non bisogna aspettare chissà quanto a muoversi, ma iniziare prima possibile: all'ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, è attivo da dieci anni un progetto di sport-terapia a inizio precoce per i pazienti con lesioni midollari, attraverso il quale si comincia a tornare al movimento mentre si è ancora ricoverati.

Buona salute by B.D.M.

Era il 2010 quando organizzavamo gare di tiro di campagna Fitarco per divulgare questa disciplina anche tra i piu giovani oggi dopo 14 anni ...