Lettori fissi

12 aprile 2013



Obbligo di installazione defibrillatore semiautomatico per le associazione sportive

defibrillatore semiautomatico segnaletica
Segnaletica presenza DAE
Il 5 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto Decreto Balduzzi, che contiene disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute. Vengono così introdotte severe regole per il divieto di vendita di tabacchi ai minori di 18 anni, norme per limitare l’incidenza delle ludopatie (malattie legate al gioco), maggiori controlli per lo svolgimento delle attività sportive e altro ancora.
In particolare per ciò che riguarda l’attività sportiva il  decreto impone l’obbligo di certificazioni mediche per chi svolge un’attività sportiva non agonistica o amatoriale, in più diventano necessari controlli sanitari sui praticanti e le associazioni sportive dovranno dotarsi di defibrillatore semiautomatico e altri dispositivi indispensabili per gli interventi di primo soccorso.
Il defibrillatore semiautomatico, DAE (Defibrillatore Automatico Esterno), è composto da una scatola di dimensioni variabili, al cui interno si trovano i due elettrodi e un kit di rasatura per togliere i possibili peli presenti sul petto della vittima. Per il suo utilizzo è necessaria unaformazione specifica per gli addetti al primo soccorso. Tale formazione deve essere somministrata da personale qualificato sotto la responsabilità di un medico; gli addetti dovranno seguire un corso teorico e pratico e infine sottoporsi a una prova pratica che ne testimoni le capacità di utilizzo. Il programma prevede:
  • metodi di rianimazione cardiopolmonare di base (in accordo con le linee guida internazionali);
  • finalità  della defibrillazione  precoce,
  • elementi  fondamentali  di funzionalità cardiaca,
  • pericoli e precauzioni per i pazienti e per  il  personale,
  • presentazione e descrizione dell’apparecchio,
  • alimentazione,
  • uso  e manutenzione,
  • modalità di messa in opera e  dimostrazione  da  parte del formatore;
  • messa  in  opera  sul manichino della sequenza di rianimazione cardiopolmonare defibrillazione semiautomatica,
  • raccolta  dei  dati  registrati e analisi dell’intervento.

10 aprile 2013

Riflessioni per l'educatore sportivo/allenatore/tecnico


Lo sport è gioco, movimento, salute, voglia di vincere. è amicizia, impegno, sfida e solidarietà. è anche fatica, senso del dovere, sconfitta, frustrazione. e autrici analizzano tutti questi elementi recuperando e sviluppando la visione dello sport come esperienza straordinaria per lo sviluppo dell'individuo. La pratica sportiva infatti può aiutare la formazione di una personalità sana, forte, capace di costruire nel tempo, di attendere i risultati, di non cedere di fronte ai momenti di crisi, di condividere con altri la gioia e la tristezza. Proprio per tutti questi motivi lo sport è un fattore di protezione rispetto al disagio giovanile, alla devianza, alla tossicodipendenza. In adolescenza, quando le figure genitoriali vengono facilmente criticate, l'allenatore sportivo può diventare un adulto di riferimento, e il giovane atleta si aspetta da lui comprensione e sostegno anche per problematiche non strettamente connesse con la disciplina sportiva. è necessario che "l'educatore sportivo" sia quindi consapevole dell'importanza che la sua persona riveste nella vita dell'atleta adolescente, nella formazione del suo carattere, nella sua permanenza all'interno del gruppo, nel promuovere l'autostima e il benessere psicologico e sociale.
"Da premettere che non sempre si riesce"

7 aprile 2013

Attività Giovanile punto e basta




Oggi si sottolinea molto il valore
educativo dello sport ma si scivola
molto sulla retorica di ciò che è
educativo.

È vero, penso che si possa sterzare dal
punto di vista culturale con il costante
impegno quotidiano di ognuno (penso a chi
vive l’esperienza di dirigente sportivo in
parrocchia o in qualsiasi società sportiva)
è un lavoro immenso e faticoso quanto lo
è fare l’amministratore o il politico. Anche
il ruolo del dirigente sportivo e del tecnico
è un ruolo di grande rilevanza che spesso
viene trascurato, e allora la formazione in
questo senso andrebbe fatta con grande
convinzione. Non soltanto la formazione sulla
tecnica di gioco di un determinato sport ma la
formazione su tutti quelli che sono i principi,
i valori, gli obiettivi che una federazione
si dovrebbe porre. Se fossimo in grado di
riformare in questo senso: la federazione
individua per ogni categoria degli obiettivi
tecnici ma anche degli obiettivi parzialmente
morali, dato che nessuno ne parla. Uno
dei problemi è l’esasperare il risultato
dell’adolescente, illudendolo o forzando la
mano, chiedendo sforzi fisici troppo pesanti,
troppo presto: uno sforzo che logora anche la
gioia e il divertimento del gesto atletico. Lo
sforzo massimo atletico va compiuto quando
l’uomo è adulto e formato fisicamente e
l’individuo in ogni disciplina va tutelato nella
sua crescita fisiologica.
Questo è un tema sul quale il comitato
olimpico e le federazioni devono lavorare in
maniera più incisiva, consapevoli che è difficile
e che richiede tempistiche molto lunghe.

5 aprile 2013

Concluso il secondo step di tiro con l'arco all'istituto Ippolito Nievo





Concluso il secondo step di tiro con l'arco con le  scuole medie I. Nievo organizzato dall'assessore allo sport in collaborazione con L'Arco Club Capri

Oggi 04 aprile si è parlato delle varie  tipologie di gare che offre il tiro con l'arco , tecnica di tiro Olimpico e Compound, simulazioni di tiro compound con Ramona Vinaccia, Olimpico con Francesca Maggipinto, Arco nudo kevin Di Stefano , poi si è passato alle prove di tiro con i ragazzi.

Due ore molto intense con grande interessamento da parte dei ragazzi .

1 aprile 2013

Parliamo del punto d'incocco e loop




Personalmente ritengo che i materiali  BCY 62 che pur essendo un ottimo materiale per il serving non va bene  per i punti di incocco, semplicemente perchè il nodo diventa più grande.
Ora che abbiamo il materiale giusto, cominciamo con i nodi usando il sistema sopra/sotto cioè annodando il filo partendo dall’alto poi sovrapponendo il filo fare un nodo in basso, il tutto per una lunghezza di 3mm  dopodiché ricomincio al contrario tornando da dove ero partito, dopodiché ancora due nodi sopra/sotto poi doppio nodo, taglio la parte in eccesso e con l’accendino brucio la parte che è rimasta. 

I prossimi passi sono quelli dove  il 90% delle persone sbaglia nel finire il loop

Finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto  dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo  che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm  rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da  quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.

 Questo metodo è il mio preferito, ottimo per archi mono camma,anche se porta qualche inconveniente ,molto spesso quando non viene stretto per bene, si rischia che il nodo superiore possa pinzare sulla cocca.  Comunque cominciamo mettendo la freccia esattamente a 90° sul rest e cominciamo a fare il punto di incocco superiore con la tecnica sopra/sotto per circa 3mm.
Di solito lascio 1 mm di spazio tra la cocca e l’inizio del punto di incocco; questo perché quando l’arco è aperto l’angolo che si crea tende ad abbassare il punto di incocco evitando così di “pinzare” la cocca.
Dopodichè viene fatto il loop esterno ad ogni punto di incocco; tornando velocemente alla pressione verticale esercitata con il primo metodo, i compound monocam quello che uso io hanno un ottimo nock travel e non necessitano di artifizi per migliorarlo.
Una volta fatto loop e incocchi, apriamo l’arco e verifichiamo come si comporta la freccia sul rest; se per caso notiamo qualche movimento, allora vuole dire che la freccia viene pinzata dai punti di incocco che sono troppo ravvicinati.

questo sotto tutti i punti di vista direi che è il più sicuro 
ma di solito  il 90% delle persone sbaglia nel finire il loop.quindi 
finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto  dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo  che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm  rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da  quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.

in bocca al giallo by BDM

31 marzo 2013

Parliamo di kyudo



  
Pur essendo nato come arma bellica, l’arco giapponese ha perso questa sua prerogativa offensiva per divenire uno strumento utile al raggiungimento del massimo stato di concentrazione e di armonia interiore. 
La differenza con il tiro con l’arco occidentale balza subito agli occhi: per l’arciere occidentale, colpire il bersaglio è l’obiettivo focale, per il kyudoca invece fare centro non è così importante: un tiro sbagliato non è sinonimo di fallimento ma semplicemente un’esperienza di apprendimento che fornisce una ulteriore opportunità di crescita.  
Il rituale del lancio della freccia trova nel momento del contatto tra uomo e arco uno dei suoi gesti più significativi.  
In quell’attimo, lo stato di consapevolezza e astrattezza precedentemente creato con la meditazione Zen si fonde con l’arco e le frecce dando vita all’esperienza del kyudo.  
L’obiettivo ultimo è quello di trascendete la dualità soggetto-oggetto, e l’arciere s’interiorizza, alla ricerca della perfezione fisica, psichica e spirituale. 
Le radici del kyudo affondano in un remoto passato dai tratti leggendari. La tecnica, come nelle altre discipline marziali giapponesi, ha un ruolo secondario e viene imparata solo dopo un duro e lento allenamento spirituale.  
Alla fine dell’insegnamento, il lancio della freccia dovrà essere elegante, naturale e spontaneo. 
L’arciere viene allenato a fidarsi del proprio inconscio e della componente irrazionale della sua mente. 
Per raggiungere questo grado di preparazione, il guerriero si avvale di pratiche di concentrazione e di controllo mentale che, già nel Giappone del 1200, erano ritenute antichissime.  
Molte di queste derivavano proprio prima dalla dottrina Ch’an e in seguito dallo Zen.  
Grazie allo stato di completa indifferenza e calma che riuscivano a raggiungete, i guerrieri erano in grado di tirare con l’arco con la massima precisione anche nel caos della battaglia.  
Proprio come nello Zen, il kyudoka mirerà a raggiungere la perfezione armoniosa senza utilizzate la logica e la razionalità, ma puntando sulla rivelazione che nasce dalla meditazione.  
L’arco e la freccia divengono qualcosa di più che semplici strumenti o armi: divengono un tutt’uno con il corpo dell’arciere, vere e proprie appendici del kyudoka nelle cui mani l’arco si tende, proiettando lo spirito verso l’illuminazione, il satori. 
Kyudo 
Il segreto del kyudo e racchiuso nella sua disciplina: un buon tiratore è colui che mentalmente raggiunge il centro del bersaglio prima della sua freccia”. 
li kyudo si e sviluppato partendo da due stili tradizionali: kishakei, che prevede il tiro effettuato da un arciere a cavallo, conosciuto comunemente oggi come reishakei o stile cerimoniale, e bushakei, lo stile di tiro con l’arco del soldato a piedi.  
La pratica del tiro con l’arco, sia per la caccia, sia per la guerra, e molto antica n Giappone.  
Sono stati rinvenuti degli archi laccati del V secolo a.C. e, almeno fino al XVI secolo, il kyujutsu, o “tecnica guerriera dell’arco”, era considerato il primo dei diciotto kakuto-bugei che dovevano studiare i Bushi.  
Inizialmente utilizzato dai combattenti a piedi, soprattutto a partire  dal XI secolo, l’arco trovò un massiccio impiego tra la cavalleria con la pratica del Kyuba-no-michi, la “Via dell’arco e del cavallo”.  
L’arco giapponese (yum,) e molto differente da quello cinese o mongolo, essendo molto più lungo (2,20 m circa) e con una curvatura asimmetrica; ne deriva che la precisione del tiro non può essere che relativa.  

28 marzo 2013

Orario traghetto lento Caremar


Da martedì 2 aprile, entrano in vigore gli orari estivi del traghetto Caremar 

CAPRI-NAPOLI 
5.40 – 9.20 – 14.50 
NAPOLI-CAPRI 
7.25 – 13.00 – 19.10

Era il 2010 quando organizzavamo gare di tiro di campagna Fitarco per divulgare questa disciplina anche tra i piu giovani oggi dopo 14 anni ...