Oggi
si sottolinea molto il valore
educativo
dello sport ma si scivola
molto
sulla retorica di ciò che è
educativo.
È vero, penso che si possa sterzare
dal
punto di vista culturale con il
costante
impegno quotidiano di ognuno (penso
a chi
vive l’esperienza di dirigente
sportivo in
parrocchia o in qualsiasi società
sportiva)
è un lavoro immenso e faticoso
quanto lo
è fare l’amministratore o il
politico. Anche
il ruolo del dirigente sportivo e
del tecnico
è un ruolo di grande rilevanza che
spesso
viene trascurato, e allora la
formazione in
questo senso andrebbe fatta con
grande
convinzione. Non soltanto la
formazione sulla
tecnica di gioco di un determinato
sport ma la
formazione su tutti quelli che sono
i principi,
i valori, gli obiettivi che una
federazione
si dovrebbe porre. Se fossimo in
grado di
riformare in questo senso: la
federazione
individua per ogni categoria degli
obiettivi
tecnici ma anche degli obiettivi
parzialmente
morali, dato che nessuno ne parla.
Uno
dei problemi è l’esasperare il
risultato
dell’adolescente, illudendolo o
forzando la
mano, chiedendo sforzi fisici troppo
pesanti,
troppo presto: uno sforzo che logora
anche la
gioia e il divertimento del gesto
atletico. Lo
sforzo massimo atletico va compiuto
quando
l’uomo è adulto e formato
fisicamente e
l’individuo in ogni disciplina va
tutelato nella
sua crescita fisiologica.
Questo è un tema sul quale il
comitato
olimpico e le federazioni devono
lavorare in
maniera più incisiva, consapevoli
che è difficile
e che richiede tempistiche molto
lunghe.
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