Come
siamo fatti strani:
- si perde più che vincere
- è facile infortunarsi
- è una carriera breve
- si è vecchi nello sport quando gli altri sono ancora giovani
- bisogna seguire uno stile di vita abbastanza duro
- molti conducono una vita nomade
- bisogna sempre dare il massimo e spesso non basta
- se non vinci si diffonde l’idea che sei finito
ciononostante la passione che ci governa ci fa continuare contro ogni logica.
Le
emozioni dell’atleta
L’educazione
alle emozioni e la gestione delle emozioni
Il
lavoro sull’educazione delle emozioni è una tematica che viene
ribadita, ormai da anni, anche dalla OMS che ritiene la competenza
emotiva (intesa come consapevolezza di sé, riconoscimento e
gestione positiva delle emozioni e dello stress) come una delle
numerose life skills da promuovere per aiutare i ragazzi ad
affrontare le problematiche dello sport e, più in generale, della
vita. Si afferma, quindi, la necessità di promuovere l’educazione
al riconoscimento e alla gestione delle emozioni soprattutto per
quegli allenatori che lavorano con i giovani. Il loro compito infatti
non è solo quello di insegnare un gesto tecnico, ma è soprattutto
quello di educare. E’ importante capire che ogni atleta, in quanto
persona unica ed irripetibile, è diverso: una stessa situazione di
gara, per esempio, può essere vissuta da un atleta in modo positivo
ed eccitante mentre per un altro può essere fonte di ansia e di
paure. E’ attraverso un lavoro di consapevolezza del proprio
livello di attivazione, del proprio livello di ansia, delle proprie
emozioni che si riesce a vivere in modo salutare e positivo ogni evento sportivo, accettando ed accogliendo i rischi di ogni situazione e le conseguenze dei propri comportamenti. L’allenatore insegna al giovane atleta che anche dalle sconfitte si può imparare: accettando le emozioni negative che in quei momenti si provano, imparando a tollerare la frustrazione e cercando poi di proseguire con nuovi obiettivi, avendo acquisito un bagaglio emotivo sempre più ricco ed una sempre più approfondita consapevolezza di sé.
Concentrazione nel Tiro
Lo
stress lo accumuli se pensi al risultato nelle finali di campionato
italiano sapevo che tutti guardavano il tuo atleta ma convogliavo
la mente su quello che serviva sapevo che l'avversario era forte mi
aveva raggiunto, e questo fattore mi poteva distruggere quindi
cercavo di fare in modo di far rilassare l'atleta inventando anche
delle balle, l'atleta pensa in quel momento “se io faccio uno
zero mi si mangia” non posso sbagliare mi devo concentrare solo sul mio gesto tecnico.questa e
parte di quello che ti passa per la testa. Sono 10 anni che osservo i
miei ragazzi è quasi sempre mi accorgo che c'è sempre da imparare
,spesso noto che ragazzi che vengono li giusto per divertirsi
impegnandosi meno di quelli che si allenano sono meno emotivi, forse
perché non hanno niente da perdere.Inoltre si da troppo peso alla
competizione che ti aspetta, arrivare verso la competizione senza
l'ansia di sicuro aiuta , dobbiamo considerare che la maggior
parte dei ragazzi arriva agli allenamenti già stressati dagli studi,
quindi in quell'ora che per loro dovrebbe essere un ora di relax
diventa stressante vedere che non si raggiunge il punteggio
desiderato.
Per
questo motivi molti ragazzi preferiscono uno sport dove e facile
nascondersi senza esprimersi di prima persona ,ma questo e solo uno
dei tanti motivi.
buona lettura
By
B.D.M.
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