ALLENAMENTO
FAI DA TE:
Vi consiglio di soffermarvi sul primo passo, dove molti di voi saltano
Primo:
rispettatevi.
Rispettare se
stessi, il proprio corpo. Non aprire mai l’arco a muscolatura
fredda, nemmeno per scherzo. Programmare ed eseguire degli
esercizi di simulazione con elastico prima di ogni seduta di
tiro. Correre, saltellare, fare dello stretching: qualsiasi cosa
che permetta di mettere in moto tutto il corpo prima di
cominciare a scoccare le frecce. Questo sicuramente
aiuterà nel tiro e nella ripetitività dell’azione, ma,
prima di ogni altra cosa, preserverà da infortuni e malanni.
Ergo: vogliatevi bene e riscaldatevi a dovere!
Preoccupazioni.
Non aiutano,
qualsiasi cosa si faccia, ed il tiro con l'arco non fa eccezione.
Superare le preoccupazioni legate al materiale è il primo passo
da fare per poter fare degli allenamenti proficui.
Quindi:
curare per tempo i materiali.
Se si tira per
la messa a punto del materiale non lo si fa per allenarsi a
vincere. Certo si scoccano sempre delle frecce, certo ci si mette
tutta la voglia di fare e la buona volontà: ma tirare
per vedere dove vanno le frecce e mettere a punto arco e frecce
non è come allenarsi per colpire il centro del bersaglio. È un
assunto vecchio quanto l'arcieria ed è assolutamente valido.
Quando si sarà sicuri che l’arco e le frecce sono
perfettamente a punto, allora e solo allora si potrà pensare di
fare allenamenti seri per la competizione. Fare confusione al
riguardo non può che complicare la vita.
E
tenerli sotto controllo.
Non dovrebbe
servire sottolinearlo, ma è sempre bene ricordarlo. Tenere un
diario scritto sulle caratteristiche dei materiali usati e sul
loro settaggio dovrebbe essere prassi comune a tutti gli arcieri.
Tiller, brace, libbraggio, posizione del centro statico di tiro,
dell'incocco, della peep, ecc. ecc. ecc. dovranno essere dati di
sicura e pronta consultazione. Correggere immediatamente delle
anomalie può essere uno scherzo se tutto è stato accuratamente
annotato.
Comprese
le frecce.
Il che
significa numerare le frecce e tirarle sempre in modo ordinato.
Gli impatti, una volta accuratamente marcati su dei fogli che
riproducono il bersaglio (anche preparati a mano) serviranno sia
da base per la selezione delle aste, sia a costruire una raccolta
con l’indicazione degli errori più comuni che si verificano
con la tecnica che si sta usando. Frecce basse a sinistra, errori
clamorosi nel tiro dell’ultima freccia della volèe, o vedere
che la freccia numero 6 continua a colpire il bersaglio sull'otto
a mezzogiorno … sono tutti indizi importanti che permetteranno
di risparmiare molto più tempo di quello speso per annotarli.
Riattivare
la sequenza.
Prima di ogni
allenamento è bene tirare due o tre volèe da sei frecce per
essere in grado di riprendere le sensazioni e tutto quanto serve
per eseguire dei buoni tiri. Durante questi tiri si ricorderanno
le diverse fasi della sequenza di tiro, ed i conti cominceranno a
tornare anche sotto l’aspetto mentale. In questa fase è
bene evitare tiri impegnativi, su targhe piccole a distanze
ragguardevoli. La cosa migliore sarebbe cominciare a tirare a
cinque, dieci metri, senza preoccuparsi troppo di colpire il
centro del bersaglio. Meglio ancora tirare sul paglione nudo,
magari da vicino ed ad occhi chiusi, per ricordare meglio le
azioni e le sensazioni ad esse correlate. Non sarebbe male
effettuare delle riprese con la cinepresa dei tiri ad occhi
chiusi, da confrontare poi con quelle eseguite con gli occhi
aperti. Questo confronto potrà evidenziare delle incongruenze
sulle quali lavorare.
Andando
avanti.
Senza avere uno
scopo, un obiettivo, ben difficilmente si arriva ad ottenere un
risultato: anche nel tiro con l’arco, anche per ogni singola
freccia scoccata. Fissare un obiettivo, dare un titolo alla
seduta d'allenamento è quindi molto importante. Ma è importante
che l’obiettivo prefissato sia ben circostanziato e sicuramente
raggiungibile: si deve lavorare solo su di un problema alla volta
e prefiggersi l’ottenimento di risultati ragionevoli. Non si
deve mai cadere nell'errore di prefissare più obiettivi di
lavoro nello stesso tempo o di voler pretendere di diventare
immediatamente campioni. Seguire la sequenza di tiro programmata:
se vi accorgete improvvisamente di non averne mai avuta una . . .
pensateci, e preparatela velocemente, perché in assenza di un
programma preciso, dettagliato e ben conosciuto, di arrivare a
"...tirare come una macchina...” non se ne parla proprio.
Anche in questo caso le riprese video potrebbero essere utili per
realizzare quanto la sequenza pianificata, eseguita e "sentita"
sia compatibile con la realtà dei fatti.
Mai
forzare.
Non si deve mai
esagerare nel prefissare un obiettivo e nell’accanirsi nel
volerlo raggiungere. È sempre sbagliato. Si deve sempre
ricordare che gli obiettivi che ci si prefigge devono essere
ragionevoli e fattibili. Non ci si deve staccare dalla realtà
con voli pindarici, tutt'altro che costruttivi. Colpire la “X"
con questa freccia, registrare un punto in più della gara
precedente, acquisire una categoria superiore alla fine della
stagione, qualificarsi al campionati italiani (se nella stagione
precedente i punteggi erano già abbastanza vicini alla
qualificazione) …. Non si vuole dire di “volare basso”, ma
di essere graduali e realisti: si arriverà così più lontano di
quello che ci si aspetta.
Come
in gara?
E' il solito,
falso problema. L'allenamento come la gara o la gara come
l'allenamento? Bubbole, mi si permetta, un sacco di bubbole. La
realtà, a mio modesto avviso, è che ogni freccia andrebbe
scoccata con il 110% dell'impegno, sia fisico che mentale. Se
infatti ci si prepara già durante l’allenamento a tirare ogni
freccia al massimo ci si allenerà meglio e logicamente tutto
andrà meglio anche in gara. L'allenamento non deve essere mai
una passeggiata. Un allenamento vero è concentrazione,
sacrificio, applicazione. Se si vuole arrivare a migliore sé
stessi non si deve tirare tanto per tirare, mai! E per sapere
quanto si è diventati abili non serve usare le sedute di
allenamento, ma la competizione: quella non mente mai.
Ogni volta
preparare bene ogni singolo tiro. Rilassarsi e recuperare
adeguatamente le energie fra un tiro e l'altro. Se non si ha
tempo da perdere non sprecarne altro tirando in tempi e ritmi che
non siano quelli della competizione che si sta eseguendo o si sta
preparando, almeno per quanto è nelle possibilità del momento.
Il replicare le condizioni agonistiche ovviamente implica anche
tener conto delle condizioni meteorologiche ed ambientali: ci si
deve allenare anche sotto il solleone, la pioggia e con qualsiasi
tipo di vento, per rendersi conto di come queste condizioni
influenzano il proprio tiro.
Strategie.
Mantenere la
concentrazione durante il tiro per un tempo sufficiente. Questo
significa anche prendere coscienza e ricordare dove fosse il
riferimento di mira al momento del rilascio della freccia.
Costruire un data base personale, sul quale annotare i tiri
anomali per esecuzione e mira, e l’impatto sul bersaglio delle
frecce relative. Si può anche arrivare a registrare in tempo
reale le impressioni e l'accaduto, freccia dopo freccia, seduta
dopo seduta. Poi, con tutta calma, analizzare il tutto,
pianificare le soluzioni che si riterranno più adeguate a
tavolino e programmare quindi le future sedute di tiro. Questo è
un buon modo per rendersi consapevoli dei propri errori, e
anche dei propri successi.
E
se non va?
Durante un
allenamento stanchezza, malanni di varia natura od altro
impediscono la giusta motivazione? Chiudere barocca e burattini e
sospendete la seduta. Non ci si può permettere di perdere la
concentrazione tirando in fretta ed a caso. Cinquanta frecce
scoccate con anima e corpo fanno certo meglio che trecento
sparacchiate senza convinzione. E i grandi carichi di lavoro di
cui si sente parlare? Avete il tempo per poterli fare? Se non ne
avete o se il poter tirare solo saltuariamente non vi permette di
allenarvi con la continuità necessaria è meglio lasciar perdere
tabelle e numeri "pesanti”. Se non altro è sicuramente
più serio.
La
gara
Seguendo questi
consigli si riuscirà a fare qualche cosa di utile per migliorare
ogni volta che si sarà sulla linea di tiro, in allenamento o in
gara. Si svolgerà un lavoro che non ha niente a che vedere con
le prestazioni degli altri tiratori impegnati nella stessa
competizione. Si farà ciò che si sa fare con lo stesso impegno
in gara come in allenamento. A poco a poco ci sarà una
evoluzione delle proprie capacità agonistiche: ci si saprà
trasformare in un essere analitico, astuto, organizzato,
preparato e presente a se stesso. La vera e propria macchina da
punti che si sognava di essere.
Le macchine
però, lo sappiamo bene, si muovono grazie a dei programmi
....voi il vostro lo avete scritto? Ricordate: una gara perfetta
nasce da un allenamento perfetto: come certo saprete,
in bocca al
giallo
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