27 febbraio 2017
6 febbraio 2017
12 novembre 2016
lo sport e la disabilità
Lo sport: mezzo privilegiato nell'integrazione sociale del diversamente abile. Un'indagine esplorativa
Il presente lavoro di tesi nasce per lo scopo di approfondire i benefici fisici e relazionali che l'attività sportiva può avere per le persone diversamente abili. Il lavoro è composto da quattro capitoli: i primi tre approfondiscono il tema dello sport e della disabilità, nonché dell'integrazione del disabile, sia dal punto di vista storico-legislativo che sociale; l'ultimo capitolo invece è dedicata all'analisi dell'indagine esplorativa condotta sul tema dell'integrazione del disabile attraverso lo sport.
In particolare nel primo capitolo è affrontato il tema dello sport, dalle origini del termine fino alla nascita dello sport moderno, senza dimenticare il ruolo sociale che ha assunto oggi lo sport, fenomeno massivo e sempre più complesso.
In particolare nel primo capitolo è affrontato il tema dello sport, dalle origini del termine fino alla nascita dello sport moderno, senza dimenticare il ruolo sociale che ha assunto oggi lo sport, fenomeno massivo e sempre più complesso.
Il secondo capitolo è invece dedicato al concetto di disabilità, e ne descrive l'evoluzione nel tempo, partendo dall'accezione negativa assunta dal termine in passato, fino alla "rivoluzione" dell' ICF e del paradigma bio-psico-sociale.
Il capitolo tre mostra come nel tempo si sia evoluto il concetto di integrazione, e come esso sia legato al processo di costruzione identitaria. Inoltre il capitolo evidenzia, attraverso l'analisi di diverse teorie, l'importanza che assume lo sport nel processo d'integrazione sociale di una persona, soprattutto se disabile.
Per quanto riguarda l'indagine essa è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario, ad un campione di disabili che praticano regolarmente sport. Tale indagine, a carattere esplorativo, nasce dall'esperienza personale, e vuole dimostrare, anche se limitatamente al campione scelto, l'esistenza di un riscontro pratico delle teorie esposte. L'ultimo capitolo è stato dunque dedicato alla descrizione dell'indagine e all'analisi dei dati raccolti. Tali dati mostrano che esistono, in effetti, riscontri pratici delle teorie esposte, cioè l'analisi conferma che lo sport può a tutti gli effetti considerarsi mezzo d'integrazione della persona diversamente abile.
Il capitolo tre mostra come nel tempo si sia evoluto il concetto di integrazione, e come esso sia legato al processo di costruzione identitaria. Inoltre il capitolo evidenzia, attraverso l'analisi di diverse teorie, l'importanza che assume lo sport nel processo d'integrazione sociale di una persona, soprattutto se disabile.
Per quanto riguarda l'indagine essa è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario, ad un campione di disabili che praticano regolarmente sport. Tale indagine, a carattere esplorativo, nasce dall'esperienza personale, e vuole dimostrare, anche se limitatamente al campione scelto, l'esistenza di un riscontro pratico delle teorie esposte. L'ultimo capitolo è stato dunque dedicato alla descrizione dell'indagine e all'analisi dei dati raccolti. Tali dati mostrano che esistono, in effetti, riscontri pratici delle teorie esposte, cioè l'analisi conferma che lo sport può a tutti gli effetti considerarsi mezzo d'integrazione della persona diversamente abile.
Lo sport: mezzo privilegiato nell'integrazione sociale del diversamente abile. Un'indagine esplorativa di Rita Fusco
L'integrazione sociale è un elemento fondamentale, nonché il risultato, del corretto sviluppo dell'identità e dell'autostima; essa va promossa e realizzata sia all'interno delle relazioni primarie, che delle secondarie, per cui il livello di integrazione delle persone disabili può essere individuato anche attraverso la valutazione del grado di partecipazione attiva alla vita sociale. Particolarmente significativa risulta a tale proposito l'analisi della pratica di attività sportive a livello sia agonistico sia amatoriale, infatti lo sport può considerarsi un mezzo privilegiato d'integrazione: vediamo il perché.
Le attività sportive afferiscono alla macroarea delle attività ricreative, dunque sono attività libere nella loro iniziativa, non obbligate dall'esterno, caratterizzate dal senso di benessere e di piacere che contribuiscono a creare; inoltre esse sono spesso praticate nel tempo libero, che, in questo modo diventa un tempo significativo per la qualità della vita di chi vi prende parte.
Il disabile si trova, nel corso della sua esperienza, a far fronte a numerose difficoltà sia a livello dell'autonomia personale sia di quello della socio-affettività. Grazie all'attività sportiva si agisce sulle abilità individuali, favorendo lo sviluppo delle capacità innate e l'acquisizione di nuove e diverse abilità; attraverso lo sport la persona disabile può mettersi in gioco e sperimentarsi, imparare a controllare il proprio corpo, sviluppare il senso di autoconsapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità, scoprire di avere abilità inaspettate e fare l'esperienza della self-efficacy: questi, tutti elementi che contribuiscono allo sviluppo dell'autostima e di una positiva percezione del sé.
Oltre all'autostima, la pratica sportiva contribuisce anche a formare e rafforzare il senso d'identità, infatti, abbiamo detto come l'identità sia fortemente correlata al come la persona percepisce sé stessa, per cui lo sport, migliorando lo schema corporeo, le capacità coordinative e la consapevolezza della propria corporeità «concorre in larga misura alla formazione del senso d'identità».
Dal punto di vista dei rapporti sociali, indubbiamente la fiducia in sé e una positiva identità personale giocano un ruolo importante, ma lo sport non contribuisce solo in questo. Lo sport, essendo caratterizzato da competizione e regole (cfr cap. 1), concorre anche a migliorare le capacità di interagire con gli altri. Qualcuno potrebbe obiettare che una situazione di competizione, in cui l'azione sia rigidamente scandita da un regolamento, potrebbe essere un elemento di esclusione per il disabile, in quanto le regole potrebbero essere intese come un ulteriore limite che andrebbe ad aggiungersi a quelli conseguenti la disabilità, e l'eventuale sconfitta sportiva potrebbe essere percepita come sconfitta personale spingendo il disabile a chiudersi maggiormente in sé : niente di più sbagliato.
Innanzitutto il soggetto che pratica sport è parte di un gruppo, una squadra, e questo, nella società odierna è simbolo di uno stile di vita totalmente "sociale"; in secondo luogo, l'attività sportiva permette alla persona di incanalare tutte le tensioni interne in manifestazioni motorie socialmente accettabili, e quindi riuscire ad inserirsi in gruppi da cui altrimenti sarebbe esculsa. E ancora, lo sportivo deve "mettere in gioco" sia le proprie componenti prestazionali, sia quelle di ordine relazionale, dovendosi rapportare agli altri giocatori secondo dei parametri tecnici ben definiti quali le regole e gli schemi del gioco: prepararsi alla gara e parteciparvi, diventa un rituale, caratterizzato da un particolare abbigliamento, dalle regole, dai tempi di allenamento e di gara, un rituale che rende lo sport «una forma di comportamento standardizzato che ha come scopo quello di affermare la solidarietà e la coesione del gruppo sociale, attraverso modalità regolamentate».
La regola dunque non è un elemento limitante la persona, ma un fattore indispensabile per meglio gestire le proprie energie e instaurare sane relazioni sociali. [...]
Le attività sportive afferiscono alla macroarea delle attività ricreative, dunque sono attività libere nella loro iniziativa, non obbligate dall'esterno, caratterizzate dal senso di benessere e di piacere che contribuiscono a creare; inoltre esse sono spesso praticate nel tempo libero, che, in questo modo diventa un tempo significativo per la qualità della vita di chi vi prende parte.
Il disabile si trova, nel corso della sua esperienza, a far fronte a numerose difficoltà sia a livello dell'autonomia personale sia di quello della socio-affettività. Grazie all'attività sportiva si agisce sulle abilità individuali, favorendo lo sviluppo delle capacità innate e l'acquisizione di nuove e diverse abilità; attraverso lo sport la persona disabile può mettersi in gioco e sperimentarsi, imparare a controllare il proprio corpo, sviluppare il senso di autoconsapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità, scoprire di avere abilità inaspettate e fare l'esperienza della self-efficacy: questi, tutti elementi che contribuiscono allo sviluppo dell'autostima e di una positiva percezione del sé.
Oltre all'autostima, la pratica sportiva contribuisce anche a formare e rafforzare il senso d'identità, infatti, abbiamo detto come l'identità sia fortemente correlata al come la persona percepisce sé stessa, per cui lo sport, migliorando lo schema corporeo, le capacità coordinative e la consapevolezza della propria corporeità «concorre in larga misura alla formazione del senso d'identità».
Dal punto di vista dei rapporti sociali, indubbiamente la fiducia in sé e una positiva identità personale giocano un ruolo importante, ma lo sport non contribuisce solo in questo. Lo sport, essendo caratterizzato da competizione e regole (cfr cap. 1), concorre anche a migliorare le capacità di interagire con gli altri. Qualcuno potrebbe obiettare che una situazione di competizione, in cui l'azione sia rigidamente scandita da un regolamento, potrebbe essere un elemento di esclusione per il disabile, in quanto le regole potrebbero essere intese come un ulteriore limite che andrebbe ad aggiungersi a quelli conseguenti la disabilità, e l'eventuale sconfitta sportiva potrebbe essere percepita come sconfitta personale spingendo il disabile a chiudersi maggiormente in sé : niente di più sbagliato.
Innanzitutto il soggetto che pratica sport è parte di un gruppo, una squadra, e questo, nella società odierna è simbolo di uno stile di vita totalmente "sociale"; in secondo luogo, l'attività sportiva permette alla persona di incanalare tutte le tensioni interne in manifestazioni motorie socialmente accettabili, e quindi riuscire ad inserirsi in gruppi da cui altrimenti sarebbe esculsa. E ancora, lo sportivo deve "mettere in gioco" sia le proprie componenti prestazionali, sia quelle di ordine relazionale, dovendosi rapportare agli altri giocatori secondo dei parametri tecnici ben definiti quali le regole e gli schemi del gioco: prepararsi alla gara e parteciparvi, diventa un rituale, caratterizzato da un particolare abbigliamento, dalle regole, dai tempi di allenamento e di gara, un rituale che rende lo sport «una forma di comportamento standardizzato che ha come scopo quello di affermare la solidarietà e la coesione del gruppo sociale, attraverso modalità regolamentate».
La regola dunque non è un elemento limitante la persona, ma un fattore indispensabile per meglio gestire le proprie energie e instaurare sane relazioni sociali. [...]
17 luglio 2016
Capri tiro con l'arco: Corsodi tiro con l'arcoCorsodi tiro con l'arco co...
Capri tiro con l'arco: Corsodi tiro con l'arco
Corsodi tiro con l'arco co...: Corso di tiro con l'arco Corso di tiro con l'arco con istruttore federale FITARCO presso Sorrento per informazioni tel 338...
Corsodi tiro con l'arco co...: Corso di tiro con l'arco Corso di tiro con l'arco con istruttore federale FITARCO presso Sorrento per informazioni tel 338...
31 maggio 2016
L 'attività Giovanile
L’Attività Giovanile
Attraverso l’Attività Giovanile, costituita dall'attività promozionale e dall'attività agonistica si attuano i programmi che consentono di svolgere attività ai Giovani.
Tutti
gli atleti e, in modo particolare, quelli appartenenti alle categorie
giovanili, debbono avere uguali opportunità di esprimere, in
sicurezza e nel rispetto degli avversari, il proprio potenziale e la
propria libertà di partecipazione nella
disciplina
del tiro
con l’arco
Le gare e gli eventi delle categorie giovanili sono tappe ed esperienze importanti di un lungo processo formativo e di crescita, con significati e pesi diversi a seconda delle età, del contesto e delle caratteristiche dei giovani. L’Attività Giovanile non è strutturata per favorire la finalizzazione del risultato agonistico giovanile ma per promuovere la crescita e lo sviluppo completo di tutte le potenzialità del giovane atleta.
Le gare e gli eventi delle categorie giovanili sono tappe ed esperienze importanti di un lungo processo formativo e di crescita, con significati e pesi diversi a seconda delle età, del contesto e delle caratteristiche dei giovani. L’Attività Giovanile non è strutturata per favorire la finalizzazione del risultato agonistico giovanile ma per promuovere la crescita e lo sviluppo completo di tutte le potenzialità del giovane atleta.
Per
questo diamo più “importanza” per una buona crescita del ragazzo e del tiro
con l’arco ,non restiamo passivi dietro le quinte.
Noi Arco Club Capri da sempre svolgiamo questo ruolo a beneficio del tiro Con l'arco ,anche se pochi sono stati gli aiuti negli ultimi anni .
15 maggio 2016
HF 8 maggio penisola sorrentina
Oggi tiriamo le
somme dell’HF organizzato dagli arcieri Capresi 8 maggio , in
collaborazione con quelli di Sorrento ,tutti facendo parte della
stessa associazione Arco Club Capri.
Ad analisi fatta e
mancata solo una partecipazione più prolifica ,ma del resto
tutto e andato bene per i partecipanti ,tempo splendido , scenario
mozzafiato , percorso tranquillo , “di sicuro si riproporrà per
l’anno 2017 “,un ringraziamento va a tutti i partecipanti
,all'arbitro sig Gino Vanga e in particolare al sig Vincenzo
Astarita proprietario del Fondo .
vi aspettiamo il prossimo Anno
18 dicembre 2015
10 ottobre 2015
Capri tiro con l'arco: Capri tiro con l'arco: la nostra storia
Capri tiro con l'arco: Capri tiro con l'arco: la nostra storia: Capri tiro con l'arco: la nostra storia : La storia Correva l'anno 1999 quando un gruppo di amici di capri , appassionati di tiro ...
l'istruttore
Un mestiere da poco…
Qualcuno
potrebbe pensare che fare l’istruttore di tiro con l'arco sia
un mestiere
da poco.
Che sia poco faticoso e non richieda un gran impegno. O che si possa
improvvisare senza avere chissà quali competenze.
Niente di più sbagliato.
Niente di più sbagliato.
La figura dell’istruttore/istruttrice ha un grande compito educativo e un’enorme responsabilità: direste mai che per fare l’insegnante di scuola elementare non ci vuol nulla? Che tutti sarebbero capaci di farlo? Non credo.
La stessa cosa dovrebbe valere per l’insegnante di tiro con l'arco.
Prendiamo il caso dell’istruttore che si trova a lavorare con un gruppo di bambini principianti assoluti: nessuno di questi bimbi non sa cosa sia un arco , molti probabilmente piangeranno per tutta la durata della lezione, alcuni non staccheranno nemmeno le mani dall'arco, quasi tutti cercheranno con gli occhi spauriti il viso della mamma-nonna-zia dietro i grandi finestroni di vetro, distraendosi continuamente. La gestione di un gruppo come questo rappresenta la quotidianità per i nostri istruttori e richiede grandi abilità tecniche e competenze educative.
La difficoltà maggiore è far vincere ai bambini la paura, forse uno degli step più complicati e delicati della fase di ambientamento. Il rischio del trauma psicologico è sempre dietro l’angolo e solo un istruttore competente sa come evitare che il bambino si spaventi ulteriormente; sa inoltre quali siano le attività più indicate per coinvolgerlo e farlo socializzare con gli altri compagni, diventando infine un punto di riferimento su cui poter contare.
È proprio la conquista della fiducia che permette all’istruttore di proseguire nella didattica e di ottenere progressivi miglioramenti.
E quando l’allievo comincerà a mettere la corda dell'arco al naso , a e semplicemente a non piangere più, come potrebbe l’istruttore non sentirsi felice ed orgoglioso/a?
Non si può dire allora che fare l’istruttore di scuola di tiro con l'arco sia un lavoro da nulla. A meno che non si vogliano sminuire tutte quelle figure professionali con compiti educativi. La soddisfazione di una maestra di scuola nel sentire i propri alunni leggere le prime parole è la stessa dell’istruttrice che osserva i propri allievi scoccare le prime frecce senza paura, con la certezza di vedere crescere questi ragazzi, che prima di conoscere il tiro con l'arco non erano mai usciti fuori dalla nostra isola ,la nostra speranza che un domani potessero prendere le redini in mano,e far continuare questa realtà che grazie, a loro ed i loro istruttori hanno conosciuto , ed hanno vissuto con grandi risultati. Ma tutto questo purtroppo non è successo.
28 settembre 2015
Capri tiro con l'arco: la nostra storia
Capri tiro con l'arco: la nostra storia: La storia Correva l'anno 1999 quando un gruppo di amici di capri , appassionati di tiro con l'arco che la sera nella palestr...
la nostra storia
La storia
Correva
l'anno 1999 quando un gruppo di amici di capri , appassionati di tiro
con l'arco che la sera nella palestra IV novembre si ritrovava per
la solita garetta , decisero di costituire un gruppo che avesse come
scopo la divulgazione e l'organizzazione di attività ricreative,
sportive e culturali.
In
quel periodo a capri non esisteva nulla che potesse raggruppare
persone a questo scopo; l'esigenza era sentita da pochi , da qui
l'immediato successo che la proposta ebbe in Paese.
Le
prime riunioni risultarono molto movimentate; ci si trovava un paio
di volte la settimana, c'era molto da discutere (gli scopi, lo
statuto, la sede, come gestirci economicamente, ecc.)
dopo
aver passato due anni sotto la maglia della Partenopea si decise di
costituirci con il nome di Arco Club Capri e affiliarci alla fitarco
,la prima assemblea pubblica si decise di partire subito con
le iscrizioni, così si raccolsero i primi fondi per poterci
sovvenzionare: il successo fu superiore alle aspettative.
Essendo
i promotori dell'iniziativa appassionati di tiro con l'arco , la
prima manifestazione organizzata fu una gara in palestra con tutti
gli alunni ,da li nacquero ottimi atleti che hanno portato ottimi
risultati sia regionali che italiani. Conquistando ben 7 titoli
italiani nella categoria ragazzi allievi. Con
il passare del tempo il numero dei soci continuava a crescere ed
occorreva, quindi, una sede più grande e rappresentativa. Nel giugno
2005 l'allora sindaco Ciro Lembo ci mise a disposizione una palestra
,dove poterci allenare continuamente , I Soci, con buona volontà,
ingegno, amore per il tiro con l'arco , trasformarono lo spazio
assegnato ad il tiro con l'arco. Nel frattempo ci sono stati
cambiamenti al vertice del consiglio amministrativo , ed alcuni soci
hanno conseguito il brevetto di istruttore , pur vivendo sull'isola
con grande difficoltà per il materiale da un primo momento si è
sempre pensato al fai da te , quindi con grande difficoltà e a spese
proprie alcuni soci si sono documentati conseguendo dei corsi sia per
l'arco Nudo Olimpico e compound a tutto oggi l'associazione possiede
materiale in grado di soddisfare la messa a punto di tutte le tre
tipologie di arco.
Oggi l'associazione conta su 40 soci non solo dell'isola ,
possiede due campi di tiro, fissi uno indoor e uno per il campagna.
L'associazione
arcieristica caprese negli anni scorsi ha sempre lavorato per il
sociale svolgendo più di una gara per la solidarietà. Oggi da una
costola dell'Arco Club Capri e nata una nuova associazione chiamata
Arcieribarbarossa affiliata alla Fiarc il nostro indento e quello di
continuare l'impresa anche in Fiarc "atleti permettendo".
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