19 agosto 2014

lo stress pre gara e durante

Lo stress prima e durante la gara 
Come combattere lo stress e ansia nello sport: Generalmente lo stress è una reazione positiva di adattamento e di sopravvivenza. Sia gli animali sia gli esserei umani hanno innato questo meccanismo di difesa. In presenza di un pericolo reale, si attiva una risposta di paura e, quindi, una reazione di attacco o di fuga come la preda che fugge davanti al predatore. Oltre l’istinto, però, l’uomo possiede anche la ragione ed è questa che solitamente crea un meccanismo di ansia davanti ad una situazione che non presenta un reale pericolo o minaccia di adattamento e/o sopravvivenza.  Quindi, qualora il pericolo sia reale la paura è giustificata ma, quando la stessa paura è presente in assenza di pericolo concreto, si sviluppa l’ansia che, in casi più gravi, può arrivare a manifestarsi in disturbi veri e propri da affrontarsi . Sono curiose infine le performance di molti atleti che riescono a dare il meglio in allenamento e non riescono a validare i loro record in gara. Per non parlare poi del campione occasionale che vince proprio perché sente di non avere niente da perdere. Solitamente l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante dalla possibile paura di perdere, creata da un sistema di valori culturali socialmente acquisiti. Molti autori hanno documentato che l’ansia nello sport può portare ad una diminuzione della performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie fisiche e mentali, con conseguente danno per l’atleta. Attraverso sintomi fisici, che sono in realtà normali sintomi psicosomatici dell’ansia,E’ consigliabile praticare regolarmente in allenamento le abilità mentali in modo che vengano integrate nella gara attraverso la ripetizione del contesto di apprendimento. In pratica l’allenamento fisico e mentale viene sviluppato congiuntamente con lo stesso impegno. Molte ricerche hanno dimostrato che le abilità mentali, similmente a quelle motorie, possono essere apprese, sviluppate e perfezionate.
A tale scopo sono state messe a punto procedure e programmi di allenamento che lo psicologo dello sport può trasmettere ad atleti e allenatori. ma può essere svolto anche tra un'atleta e l'allenatore con diverse sedute anche di tipo liberatorio dello stress ,parlare aprendosi a discussioni di tipo vario  ,introdursi in tale  esperienza è importante non solo nella vita sportiva, ma anche nell’attivazione delle risorse esistenti in ognuno di noi al fine di offrire un bagaglio prezioso per tutta la vita.


16 agosto 2014

                                                           Alimentazione prima della gara 


Per esprimere al meglio il proprio potenziale è necessario arrivare all'atteso appuntamento con un'adeguata forma fisica, godendo allo stesso tempo del corretto supporto energetico. Le riserve di glicogeno del ciclista dovranno essere adeguatamente rifornite, perlomento nei limiti fisiologici dell'organismo in questione. Nei due giorni precedenti la gara, si dovrà procedere con un'adeguata strategia di carbo-loading, inserendo carboidrati di buona qualità glicemica (indice medio-basso) opportunamente distribuiti nell'arco della giornata, senza eccessivi carichi glicemici nel singolo pasto. Sarà importante effettuare almeno 5 pasti, di cui almeno 2-3 spuntini nel corso della giornata a base di frutta fresca; nella distribuzione dei macro nutrienti, i carboidrati la faranno da padroni, con una percentuale del 60% circa, seguiti dai grassi (25) e dalle proteine (15).

Nelle 
3-4 ore antecedenti, sarà opportuno consumare un pasto che contenga dai 200 ai 300 grammi di carboidrati, con indice glicemico prevalentemente moderato, facilmente digeribili e pratici nel caso ci si trovi in trasferta. Il livello ematico di glucosio, zucchero prezioso per muscoli e cervello, dovrà essere mantenuto il più costante possibile, senza però sconfinare in eccessi quali stati di ipoglicemia (scarsità di zuccheri nel sangue per un apporto inadeguato di cho, ovvero sensazione di stanchezza muscolare e "gambe molli") o di iperglicemia (con conseguente iperinsulemia e rebound glicemico durante la competizione). Tra le bevande, da evitare quelle acide.

Molto dipenderà dalle abitudini dell'atleta, che potrà con gara al mattino inserire nella propria 
colazione tè deteinato, caffè, fete biscottate o pane bianco, marmellata o miele, ma anche yogurt o latte magri, cereali non integrali e una piccola porzione di affettato magro. In alternativa, o in aggiunta, a seconda del tipo di gara che si andrà ad affrontare, si potranno consumare un piatto con 100gr circa di pasta cotta al dente (con 2-3 cucchiaini di olio Extra Vergine di oliva) e/o un'omelette di albumi, per riequilibrare l'intake proteico in funzione del danno muscolare da sforzo. Simili razioni andranno servite almeno 3 ore prima del via, per non modificare la mobilitazione dei grassi nel tessuto adiposo a scopo energetico, ne generare stati di ipoglicemia reattiva; si avrà il tempo di normalizzare le concentrazione di glucosio e insulina prima di agganciare il pedale allo Start. Attenzione alla presenza di cibi ad alto contenuto di proteine, grassi e fibre: a seconda dell'organismo, potrebbero provocare all'inverso problemi di natura gastrointestinale, rallentando la digestione dei cibi e sequestrando una buona quantità di sangue da destinare all'apparato digerente. Stessi sintomi potrebbe indurre una colazione troppo vicina alla partenza, con insorgere di problematiche più prettamente gastriche (nausea, acidità di stomaco e crampi, pesantezza e vomito) o di carattere generale (perdita di forza, giramenti di testa).

Nei 
30-60 minuti antecedenti lo start, occorre fare attenzione ai carboidrati di ig (indice glicemico) medio-alto; largo a piccoli spuntini di indice glicemico contenuto, sia con brevi sorsate che in forma solida, in modo da condurre una risposta glicemica-insulinemica debole; quindi fruttosio in forma naturale o integratore specifico, tipo Enervit Pre-Sport. Il fruttosio potrà essere associato ai polimeri di glucosio (maltodestrine) senza pregiudicare la performance, con una concentrazione nel riscaldamento tra i 2,5 e 10gr/lt ed assumendone piccole sorsate (massimo 150ml per volta) a intervalli regolari di circa 10-15'. Atleti intolleranti al fruttosio  potranno ovviare assumendo maltodestrine nei 30-60 minuti prima della partenza, migliorando l'assorbimento intestinale e garantendo la corretta idratazione all'organismo.

Privilegiare gel od una razione liquida fino ai 
20-30 minuti dal via: il cosidetto stress da competizione, per cui nell'atleta si creano scariche di adrenalina nella fase di attesa, porta a fenomeni di ipoglicemia, che vanno combattuti con un'adeguato apporto di zuccheri per mantenere la glicemia ad un grammo circa, scongiurando la temuta reazione insulinica. Nei 20 minuti finali del riscaldamento o dell'attesa il problema non si porrà: con l'inizio dello sforzo si annullerà automaticamente la secrezione pancreatica di insulina nel torrente ematico, per mantenere il glucosio in circolo e pronto per essere utilizzato nella produzione dell'energia.

Cibi a basso ig favoriscono una concentrazione minore di glucosio nel sangue e un più ampio utilizzo degli 
acidi grassi (riserve praticamente inesauribili del nostro organismo), determinando un risparmio di prezioso glicogeno (macromolecola di glucosio) nei muscoli e nel fegato; tuttavia, la letteratura non è del tutto concorde sugli effetti prestativi, ed alcuni lavori scientifici non hanno individuato variazione alcuna nella prestazione atletica, utilizando carboidrati a basso o alto indice glicemico poco prima dello sforzo. In linea di massima, possiamo affermare che, viste le risposte metabooliche individuali all'assunzione di cho prima dello sforzo, occorrerà, stilando un piano di alimentazione ed integrazione pre-gara, tener conto delle caratteristiche dell'individuo e delle sue abituali risposte, provando con il tecnico la strategia più corretta ben prima della gara clou.


19 giugno 2014

Gestire l'ansia 


Come combattere lo stress e ansia nello sport: Generalmente lo stress è una reazione positiva di adattamento e di sopravvivenza. Sia gli animali sia gli esserei umani hanno innato questo meccanismo di difesa. In presenza di un pericolo reale, si attiva una risposta di paura e, quindi, una reazione di attacco o di fuga come la preda che fugge davanti al predatore. Oltre l’istinto, però, l’uomo possiede anche la ragione ed è questa che solitamente crea un meccanismo di ansia davanti ad una situazione che non presenta un reale pericolo o minaccia di adattamento e/o sopravvivenza.  Quindi, qualora il pericolo sia reale la paura è giustificata ma, quando la stessa paura è presente in assenza di pericolo concreto, si sviluppa l’ansia che, in casi più gravi, può arrivare a manifestarsi in disturbi veri e propri da affrontarsi con interventi psicoterapeutici. Sono curiose infine le performance di molti atleti che riescono a dare il meglio in allenamento e non riescono a validare i loro record in gara. Per non parlare poi del campione occasionale che vince proprio perché sente di non avere niente da perdere.
Biondi e Pancheri, nel 1984, hanno documentato inequivocabilmente le principali modificazioni nell’essere umano, a carico del sistema nervoso simpatico, dovute ad un prolungato stress. Queste interessano il:
  • IL SISTEMA MUSCOLARE SCHELETRICO;
  • IL SISTEMA NEUROVEGETATIVO
  • IL SISTEMA NEUROENDOCRINO
  • IL SISTEMA IMMUNITARIO.
COME CONSEGUENZA L’ANSIA PUO’ CREARE DELLE ALTERAZIONI FISIOLOGICHE QUALI:
  • AUMENTO DELLA TENSIONE MUSCOLARE GENERALE E/O DISTRETTUALE;
  • AUMENTO DELLA FREQUENZA CARDIACA;
  • POSSIBILI ARITMIE;
  • AUMENTO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA;
  • AUMENTO DELLA FREQUENZA E IRREGOLARITÀ RESPIRATORIE;
  • AUMENTO DEL CONSUMO DI OSSIGENO;
  • AUMENTO DELLA SUDORAZIONE;
  • DIMINUZIONE DELLA TEMPERATURA CUTANEA;
  • VASOCOSTRIZIONE PERIFERICA;
  • MODIFICA DELLA SECREZIONE E MOTILITÀ GASTROINTESTINALE;
  • DILATAZIONE PUPILLARE;
  • AUMENTO DEI RIFLESSI OSTEOTENDINEI;
  • AUMENTO DEI LIVELLI DI ADRENALINA E NORADRENALINA;
  • AUMENTO DELL’ORMONE GH SOMATOTROPO;
  • AUMENTO DEI LIVELLI ORMONALI DI ACTH E DI CORTISOLO;
  • AUMENTO DELLA PROLATTINA;
  • AUMENTO DI ORMONI TIROIDEI.
Solitamente l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante dalla possibile paura di perdere, creata da un sistema di valori culturali socialmente acquisiti. Molti autori hanno documentato che l’ansia nello sport può portare ad una diminuzione della performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie fisiche e mentali,  con conseguente danno per l’atleta. Attraverso sintomi fisici, che sono in realtà normali sintomi psicosomatici dell’ansia, si può avere, ad esempio:

  • DISTURBI GASTRICI O INTESTINALI ACUTI CRONICI;
  • CEFALEA DA TENSIONE;
  • EMICRANIA;
  • PALPITAZIONI;
  • BATTITO CARDIACO ACCELERATO  E, TALVOLTA, ARITMIE.

26 aprile 2014

Sostituire i cablaggi.





Sistemi cam e misurazioni preventive.
Doppia cam, cam singola, cam ibride e Binary cam, quattro gruppi di leve vantanti diverse peculiarità che, anche in caso di completa sostituzione dei cablaggi, dovranno essere trattati in maniera adeguata. Irrinunciabile, in ogni caso, sarà l’attenta trascrizione delle misurazioni salienti inerenti il nostro attrezzo, che in realtà dovremmo avere sempre sottomano,ovvero:
1)Asse/Asse  ( Da ambedue i lati dei flettenti )
2)Tiller Superiore
3) Tiller Inferiore
4) Brace
5) Altezza Loop
6)Allungo al Pivot
7)Libbraggio al Picco
8)Libbraggio in Valle
9)Incocco
10) Center  Shot
11) Altezza Peep
12)Lunghezza Corda
13) Lunghezza Cavi/o ( Vedi Sistemi )
14)Materiale e numero di fili Corda – Cavi
15)Altezza del supporto di freccia dal piatto di finestra
16 ) Spessore supporto di freccia ( Se a lamella )
17) Diametro foro Peep
18) Numero Cam e relativo modulo ( Scarico e posizione )
19) Allocazione acceleratori corda ( Da corpo Cam )
20) Tutti i dati relativi alla freccia in uso.
Non tutti questi dati saranno necessari al rimpiazzo dei cablaggi, tuttavia,ripetiamo,  dovrebbero essere costantemente a nostra disposizione.
Attrezzatura.
Quello che invece dovremmo avere a disposizione  prima di iniziare l’operazione sono pochi ma indispensabili attrezzi. Avremo cura quindi di fornirci di:
1)Squadretta
2)Calibro o stecca millimetrata
3)Pennarello Indelebile
4)Freccia Misura Allungo od asta adeguatamente marcata.
5) Filato per legature peep e punto di incocco
6) Pressa per archi compound
7) Morsa per archi da banco ( opzionale )
8) Dinamometro
Sostituzione su archi a doppia cam e cam binarie.
1)      In prima istanza  preoccupatevi di checkare  il libbraggio del vostro compound marcando, semmai non lo aveste fatto prima, i vitoni di carica che fissano i flettenti ai Pocket.
2)      Facendo riferimento alla tabella delle misure preventive, realizzate qualsivoglia discordanza eventualmente riferibile alla stessa e quindi aggiornatene i dati.
3)      Con stabilizzatore centrale montato e freccia incoccata, magari fissando l’arco alla apposita morsa da banco, appoggiate perpendicolarmente allo stabilizzatore la squadretta. La punta della freccia segnerà fedelmente l’inclinazione della stessa rispetto al piano verticale e quindi l’esatta collocazione del punto di incocco sulla corda.( Immagine 4 )
4)      Realizzate la posizione della Peep sulla corda nella maniera più fedele possibile. Un rilevamento dal punto di incocco potrebbe essere sufficientemente esatto. In alternativa l’identico rilevamento ottenuto dalla fine della cam superiore potrebbe fungere da doppio controllo. L’uso di un calibro o di una squadretta millimetrata è fortemente consigliato.
5)      Ancora con calibro o squadretta millimetrata, misurate l’altezza del vostro D Loop da vertice a base ( Corda ).
6)      Rimuovete il cavo che controlla la cam superiore per primo. Date o togliete giri al cavo stesso sino a che le marcature della cam inferiore che avrete avuto cura di realizzare non coincidano ( Immagine 2 ).
7)      Eseguite l’identica operazione sul cavo residuo.
8)      Controllate l’ Asse – Asse dell’arco. Qualora non corrispondesse al dato primitivo togliete od aggiungete uguale numero di giri ai due cavi sino ad arrivare alla misura richiesta.
9)      Rimuovete la corda.
10)   Montate la corda nuova avendo cura di controllare che il senso dei giri applicati alla stessa risulti coerente.
11)   Date o togliete giri alla corda ricontrollando la posizione delle cam.
12)   Controllate nuovamente l’Asse – Asse.
13)   Inserite la Peep Sight ( Visette ) sulla corda in posizione grossolanamente vicina all’altezza richiesta.
14)   Scaricate la  pressa avendo cura di realizzare preventivamente che cavi e corda siano adeguatamente indirizzati verso le rispettive scanalature.
15)   Togliete l’arco dalla pressa e trazionate, riscendendo, per una mezza dozzina di volte.
16)   Inserite l’arco sulla morsa da banco, fissate lo stabilizzatore centrale e portatelo in posizione verticale.
17)   Montate il D Loop sulla corda effettuando solo il nodo superiore e lasciandolo lasco in modo che possa scorrere libero sulla corda.
18)   Utilizzando il metodo di cui al punto 3 ristabilite la posizione del punto di incocco. Siate fiscali in questa fase ed utilizzando la freccia incoccata ed il nodo superiore del D Loop cercate il punto esatto.
19)   Rimuovete la freccia dalla corda, serrate il nodo superiore del D Loop ricontrollando il posizionamento definitivo.
20)   Effettuate le legature necessarie al punto di incocco e quindi terminate la chiusura definitiva del D Loop. Controllate un’ ultima volta il posizionamento con il metodo della squadretta sulla stab.
21)   Posizionate la Peep all’esatta altezza richiesta. Se la sua rotazione non dovesse risultare congrua rimettere l’arco in pressa e date o togliete un paio di giri agendo su ambedue le estremità di corda.
22)   Ricontrollate posizione cam, altezza Peep, posizione incocco e, non ultimo, allungo.
23)   Ricontrollate la distanza Asse – Asse da ambedue i lati dei flettenti.
A questo punto, se avete seguito passo – passo le istruzioni, dovreste essere riusciti a ricostruire il vostro arco nella maniera più precisa possibile. Un centinaio di scocchi e tutto si assesterà per bene e sarete pronti per le ultimissime rettifiche e la verifica della messa a punto fine, questa sì, sempre necessaria, se non altro a livello di verifica.


Just another WordPress.com site


Attrezzatura arco club capri


19 aprile 2014


                                Buona Pasqua dall'isola di Capri                 

11 aprile 2014

l'allenatore è l'atleta II parte


In diversi studi è stata analizzata la modalità di interazione tra allenatori e atleti adolescenti; alcune ricerche hanno messo in luce quanto l'esperienza sportiva dei giovani possa venir condizionata dal loro rapporto con l’allenatore. Small e Smith (1988) hanno sostenuto chela modalità di approccio dell’allenatore all’evento sportivo determina il livello di stress competitivo che gli adolescenti “sentono” nell'attività agonistica.Non è questa la sede per entrare nel merito dell’eventuale utilità della capacità di saper gestire lo stress in questa fase della vita. Sicuramente le partite dei campionati possono essere un’occasione perché i giovani atleti imparino a gestire situazioni stressanti; ma si potrebbe obiettare chelivelli eccessivi di ansia per la prestazione sono sempre negativi, perché riducono il piacere e il divertimento associati al gioco sportivo. Dall’esperienza quotidiana in palestra, appare a tutti evidente quanto “potere” abbia l'allenatore nel determinare a livello del gruppo e dei singoli sia la percezione delle capacità personali di ogni giocatore (con conseguente sostegno, incoraggiamento, biasimo o sostituzione sia l'importanza della gara e del risultato (con conseguente forzatura sulle aspettative e sulle conseguenza di eventuali vittorie o sconfitte). Ma il comportamento dell'allenatore è determinante soprattutto per quanto riguarda le motivazioni alla partecipazione e l'abbandono. Un'indagine di qualche anno fa (Mazzara, 1995) ha cercato di dare una risposta alla domanda delle domande:perché si fa sport?Oltre il 50% dei praticanti ed oltre il 50% dei non praticanti ha risposto che si fa sport principalmente per divertirsi. Al secondo posto l’esigenza di fare movimento, al terzolapossibilità di fare amicizie e nuove conoscenze, al quarto la voglia di migliorare il proprio aspetto fisico. Senza la motivazione ludica, senza la voglia di divertirsi, nessuno continuerebbe a praticare sport: l’attività fisica risulterebbe saltuaria e frammentaria.
L’atteggiamento dell’allenatore risulta, quindi, decisivo per mantenere o spegnere negli adolescenti la “motivazione ludica”, che è alla base del mantenimento della pratica sportiva, giovanile e non. Sempre nel 1995 (Bortoli, Malignani, Robazza) è stata fatta una ricerca su oltre 300 atleti tra i 10 ed i 14 anni che praticavano sport individuali e di squadra; agli autori interessava capire come i ragazzi “vedevano” i loro allenatori. Dalle loro risposte è emerso che gli atleti adolescenti non erano del tutto soddisfatti del proprio allenatore, soprattutto per questi motivi: gli allenatori dovrebbero arrabbiarsi e urlare di meno durante le gare; bisognerebbe valorizzare anche il divertimento;in caso di errore si dovrebbe, comunque, incoraggiare e sostenere l'atleta.

5 aprile 2014

La tensione durante la gara

 La pressione della gara                                                   
La tensione durante le gare
come risolvere il problema
Durante le gare normalmente non si è preparati a padroneggiare la tensione a cui si è sottoposti: tirare sotto tensione è quindi sempre un grosso problema per tutti, a meno di non essere uno dei veramente pochi arcieri che hanno già imparato a padroneggiare i propri nervi in queste situazioni.
Se si tira per il piacere di farlo è sufficiente allenarsi per colpire regolarmente il centro del bersaglio, ma se si vuole eccellere nelle gare, oltre al normale allenamento occorre un allenamento specifico, particolare, per saper tirare bene anche quando si è sotto tensione.
Tirare bene quando si è nervosi, ansiosi, impauriti o eccitati non è una cosa naturale: ci si deve quindi allenare per essere in grado di acquisire questa abilità
Perché essere nervosi è un problema.
È perfettamente normale essere nervosi quando si è sotto tensione. Rappresenta un problema perché in questi casi si tende a controllare il tiro, senza lasciare che il subconscio lavori in modo autonomo, come dovrebbe. Si pensa inconsciamente che controllando il tiro si riuscirà meglio, e così si sbaglia.
Come fare per tirare bene sotto tensione
PrimoAmmettere che sotto tensione si è portati a non eseguire bene la sequenza di tiro.
Secondo: Riconoscere che il motivo per cui questo succede è dovuto al flusso di adrenalina che entra nella circolazione sanguinea in queste occasioni.
TerzoEsporre sé stessi a situazioni tali che possano provocare un innalzamento del livello di adrenalina nella circolazione sanguinea ed allenarsi in queste situazioni, per simulare le condizioni che si incontreranno durante le gare.
Per allenarsi si può:
1.  tirare in competizione con altri amici, ponendo un premio per chi vince ed una penale per chi perde (scommettere soldi, una cena . . .);
2.  tirare di fronte a molti spettatori che commentano i tiri fatti;
3.  tirare mentre ci sono disturbi creati appositamente: rulli di tamburo, grida, insulti a chi tira, musica che non piace ad alto volume, ecc.;
4.   fare in modo che ci sia qualcosa, qualsiasi cosa, che dà fastidio, che crea distrazione a chi sta tirando.
Il tutto perché si arrivi con l’allenamento a restare in queste difficili situazioni concentrati, con la mente conscia sulla mira ed col subconscio sul controllo del tiro, in modo da essere in grado di esserlo anche quando si sarà sottoposti alla tensione della gara.
Un programma di allenamento specifico suggerito dall’autore è il seguente.
Partendo da un bersaglio per tiro INDOOR con 3 centri (giallo = 8 cm; vecchio 10 = 4 cm; nuovo 10 = 2 cm), fare delle fotocopie con riduzione 87,5%; 75%; 62,5%; 50%; 37,5%; 25%.
Tirare al bersaglio riduzione 25% da 4,5 m, sistemando il mirino in modo da colpire il centro del bersaglio. A questa distanza si vedrà un bersaglio molto piccolo, ma di grandezza apparente pari a quella del bersaglio originale visto dalla distanza di 18 m (riduzione al 25% del bersaglio =     = riduzione al 25% della distanza). Sarà però più facile colpire il centro perché il movimento del mirino sul bersaglio sarà meno evidente. Tirare 3 volée di 3 frecce, che dovranno colpire tutte nel 10 vecchio (in origine di 4 cm): se non sarà così, ripetere le 3 volée, e continuare a ripetere la serie di tiri fino a che non si farà sempre centro con tutte e 9 le frecce.
Tirare poi agli altri bersagli, da distanze sempre maggiore, tali da farli apparire sempre di grandezza apparente simile:   25% = m 4,5;   37,5% = m 6,75;   50% = m 9;   62,5% = m11,25;    75% = m 13,5;   87,5% = m 15,75;   infine tirare da 18 m sul bersaglio normale.
Anche si il bersaglio sarà sempre di grandezza apparente simile, sarà sempre più difficile fare centro a causa del movimento del mirino sul bersaglio sempre più evidente.
Ogni volta tirare le 3 volée di 3 frecce, ed ogni volta ripetere la serie di tiri sino a che non si colpirà sempre il centro prima di variare distanza e bersaglio: se si vuole rendere la prova più impegnative, tornare da capo, tirando da 4,5 m al bersaglio riduzione 75%, ogni volta che si sbaglia una serie di tiri.
Questo esercizio porrà sotto tensione l’arciere che si impegna per arrivare alla sua conclusione, lo terrà sotto stress, farà scorrere l’adrenalina nel suo sangue, lo allenerà a colpire il centro anche in questa situazione, simile alla gara.
L’esercizio può essere modificato, secondo l’abilità e le necessità dell’arciere, purché sia sempre mantenuta una sequenza di tiro che rende progressivamente più difficile la sua esecuzione.
Quarto:La mente conscia può seguire un solo pensiero per volta e questo deve essere la mira.
Fare attenzione e notare a) quello che si pensa mentre si è sotto tensione, e b) se si ha uno schema di pensiero.
Probabilmente si constaterà che non ci si concentrerà solo sulla mira dal momento in cui si fa partire il motore del tiro sino alla conclusione: il pensiero si muoverà dalla mira al controllo del tiro, e viceversa, tornando su punti della sequenza che dovrebbero essere affidati al subconscio. Occorre arrivare a fidarsi completamente del subconscio anche in queste occasioni. Può aiutare il ripetere a sé stessi “mira, mira, continua a mirare, concentrati sulla mira . . . “
Quinto:L’ansietà, il nervoso, sono semplicemente un processo mentale, uno stato della mente che provoca l’emissione di adrenalina nel sangue, che a sua volta scuote il corpo e porta a sbagliare.
Sesto:Non si può pensare ad essere nervosi o a bloccarsi se la mente è impegnata a mirare: si può pensare ad una sola cosa per volta! Scegliere di pensare solo alla mira, e si riuscirà bene nel tiro.
Un’altra tecnica che può essere usata per riuscire quando si tira sotto tensione è il cercare di riconoscere uno schema negli errori che si commettono in gara, cercare di imparare dai propri errori. Lo si può fare prendendo nota durante le gare dei risultati che si ottengono, tiro per tiro. Esaminando le registrazioni di diverse gare, si può vedere se esiste uno schema negli errori e capire in che occasione ed in che modo si sbaglia: si è così in grado di riconoscere i propri punti deboli e di correggerli.

RIAPRONO I CORSI DI TIRO CON L'ARCO PRESSO GLI ARCIERI ARCO CLUB CAPRI asd  X inform scrivere arcoclubcapriasd@gmail.com  oppure watzap ...