27 febbraio 2014

Le donne e lo sport

Le donne e lo sport: un'avventura incredibile
La donna è fragile, sensibile, delicata, devota, combattente, forte, vittoriosa, è mistero e forza nello stesso tempo. Lo sport è ambizione, competizione, passione e devozione.La donna e lo sport, ecco una nuova ricetta per il successo.Sin dall'antichità, lo sport è stato un modo per provare la forza e l'intelligenza umana e gli uomini sono stati i primi a provare le loro capacità fisiche.E' in atto una lotta continua per dimostrare l'uguaglianza tra la donna e l’uomo che, a mio parere, non finirà mai.Oggi , la donna può praticare tutti gli sport che vuole, ma in certi Stati, in Oriente per esempio, la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo , essendo obbligata a portare ancora il velo, e gli si vieta anche di partecipare alle competizioni sportive. Per una donna lo sport è benefico, ha molte influenze positive per la sua salute, per il suo stato d'animo.Il ritratto di una donna che pratica lo sport è molto positivo : è allegra, forte, ottimista, decisa a vincere, sempre, ma anche capace di sopportare e di accettare una sconfitta con giusto stoicismo. Numerose donne hanno dimostrato che tutto è possibile nello sport. E' vero che gli uomini hanno delle prestazioni assolutamente notevoli nello sport, prestazioni difficili da superare per una donna, ma non impossibili.


11 febbraio 2014

L'Allenatore è l'atleta



Un buon allenatore non dovrebbe mai abbandonare l’idea di essere anche uno sportivo praticante. In questo modo, oltre a preservare la propria salute, avrà la possibilità di analizzare le conoscenze con occhi sempre nuovi, sperimentando su se stesso le conclusioni personali e verificandone la validità. Ciò rafforzerà le sue convinzioni e gli permetterà di trasmettere agli atleti le giuste sensazioni in merito.



credo che l’allenamento sul campo o in palestra resta il vero centro della preparazione sportiva; qualsiasi metodologia di allenamento o strumento di valutazione non può aiutare a ottenere risultati concreti se si perde il contatto diretto con gli atleti, sono loro che vanno scoperti e conosciuti molto prima di qualsiasi teoria.
Gli atleti riescono a trarre il massimo giovamento dal lavoro con un allenatore se lo considerano autorevole. Essere autorevole, che non significa necessariamente essere autoritario, non dipende dalla competenza ma dal comportamento, significa essere coerente, disponibile e interessato a condividere gli obiettivi.
L’atleta che dopo una vittoria ostenta presunzione è un atleta stressato e al minimo intoppo sarà destinato ad affrontare una serie di gravi sconfitte. Per non drammatizzare le sconfitte bisognerà insegnare ai propri atleti come valutare con obiettività le vittorie.”e la sconfitta”








In linea di massima per avere dei buoni risultati serve una grande collaborazione reciproca tra atleta e allenatore






8 febbraio 2014

Capri tiro con l'arco: Lo sport vissuto tra genitore e figlio

Capri tiro con l'arco: Lo sport vissuto tra genitore e figlio: Qui di seguito sono elencati alcuni suggerimenti che aiuteranno i genitori a tenere un modello di comportamento positivo nei riguardi d...

Lo sport vissuto tra genitore e figlio


Qui di seguito sono elencati alcuni suggerimenti che aiuteranno i genitori a tenere un modello di comportamento positivo nei riguardi dei propri figli; modello che non deve essere preso come verità indiscussa, ma solo come una corretta e schietta traccia di riflessione.

IN AMBITO AMATORIALE ( PER CHI INIZIA )
I genitori devono stimolare e incoraggiare la pratica sportiva, lasciando che le scelte ed i ritmi dell’attività siano condivisi dai figli.
I genitori devono cercare di non sottolineare più del dovuto una gara mal riuscita evitando nel modo più assoluto rimproveri perché producono solo ansia da prestazione. Tantomeno non devono porre ricatti morali del tipo "se tu... allora io..." fatti con la convinzione "Lo si fa per il loro bene". Queste indebite pressioni rischiano di condizionare negativamente il rendimento agonistico dei giovani e, fatto ancora più grave, di danneggiarne lo sviluppo psicologico ed emotivo
I genitori devono incitare i figli a migliorare facendo capire che l’impegno alle lezioni e agli allenamenti sarà una futura fonte di soddisfazioni, così come avviene per l'impegno a scuola. Devono dimostrarsi interessati alle competizioni dei figli mettendo in evidenza i miglioramenti. Devono far sentire la loro presenza nei momenti di difficoltà, sdrammatizzando gli aspetti negativie incoraggiando quelli positivi per tutelare la soddisfazione psicologica dei figli. In altri termini, devono far vedere il bicchiere "mezzo pieno" e non "mezzo vuoto".
I genitori devono aiutare i figli a stabilire tappe e obiettivi realistici adeguate alle loro possibilità.
I genitori devono avere un atteggiamento positivo ed equilibrato in rapporto ai risultati. Devono capire che "saper perdere" è difficile, ma è più importante che saper vincere, perché nello sport, così come nella vita, il più delle volte non si vince, ma che dopo una caduta è solo necessario rialzarsi.
I genitori devono tener conto che l’attività sportiva è svolta da bambini e non da adulti e che i compagni e gli avversari dei propri figli sono anche loro bambini da rispettare e, come tali non si devono offendere con paragoni o giudizi di qualsiasi genere. Si eviteranno in tal modo situazioni di tensione, o peggio, per tutti.
I genitori devono offrire le opportunità per un’educazione globale. In altri termini devono trasmettere i concetti di rispetto delle regole ,comprese quelle del gioco, di rispetto dei compagni, degli impegni, delle priorità, degli orari, degli indumenti e dell’igiene personale e devono collaborare al raggiungimento degli obbiettivi stabiliti dagli istruttori.
I genitori devono stimolare la crescita dell'individuo che dimora nei propri figli attraverso lo sviluppo della loro indipendenza, evitando di essere sempre onnipresenti a tutti i costi e in tutte le situazioni. I genitori devono evitare di decidere sempre e su tutto per i figli per paura che possano sbagliare. Devono evitare di assisterli in tutte le azioni che possono svolgere tranquillamente da soli; in particolare, non devono sostare negli spogliatoi prima delle gare perché il danno da ansia che trasmettono ai figli è spesso superiore al beneficio tratto dalla loro presenza.

IN AMBITO AGONISTICO
I genitori NON devono limitare l'attività sportiva dei figli per punizione, anche se per cause esterne allo sport, perché la punizione ricade anche sui compagni di Squadra (o di Coppia). Tantomeno devono farlo per ripicca contro eventuali decisioni non gradite prese dagli istruttori. Questi atteggiamenti sono decisamente mal sopportati da tutte le persone coinvolte, istruttori in testa, e sono fonte di problemi non indifferenti soprattutto in quegli sport dove non esiste la "panchina".
I genitori NON devono interferire nelle scelte tecniche e nelle decisioni degli Istruttori. Prima di criticare l’operato de tecnici (e/o dell' Associazione) dovrebbero chiedere chiarimenti ai direttiresponsabili che saranno ben contenti di ascoltare e di spiegare. Devono evitare di dare giudizi negativi in pubblico sull'operato degli organi societari quando possono tranquillamente esprimere la loro opinione alle assemblee annuali. Atteggiamenti di contrasto, se pesanti e recidivi, sono sanzionabili con la radiazione dal sodalizio. In altri termini, se un genitore non hafiducia nella società e/o nei suoi tecnici è inutile che ci rimanga !
I genitori devono rispettare le votazioni deigiudici(nel caso in cui la disciplina preveda questa figura) che sono insindacabili. Gli atteggiamenti di contestazioneverso gli ufficiali di gara sono sanzionabili con pesanti ammende alle Società sportive, le quali possono rivalersi sui diretti responsabili in più modi, compresa l'espulsione.
I genitori devono capire che le manifestazioni sportive non sono una entità "mordi e fuggi" in cui il bambino entra, esce, viene premiato e subito dopo "Tutti alla spiaggia !" Gli incontri sportivi, soprattutto per alcuni sport di massa, non sono per loro natura comprimibili a un'ora di impegno, ma devono essere presi per quello che sono , cioè "una giornata dedicata ai figli". La cosa peggiore che un genitore possa fare è quella di entrare in un palazzetto, accorgersi che deve attendere un paio di ore (per ricompensare mesi di fatica dei figli) e mettersi a protestare davanti a loro o peggio ancora andarsene.
Meditate Meditate


4 febbraio 2014

Japanese High School Archery (Kyudo)


vademecum
Gli Atleti in particolare devono osservare il principio di so lidarietà considerando quindi più
importante il rispetto dei valori sportivi rispetto al perseguimento del proprio successo.
Nella consapevolezza che il loro comportamento contribuisce a mantenere alto il valore dello
sport gli atleti devono impegnarsi: ad onorare lo sport e le sue regole attraverso
la competizione corretta, impegnandosi sempre al meglio delle loro possibilità e delle loro
condizioni psico-fisiche comportandosi sempre e comunque secondo i principi di lealtà e
correttezza;

5) Gli Atleti sono tenuti ad un comportamento esemplare che costituisca un modello positivo
per il mondo dello sport e della società civile; e rifiutare ogni forma di doping; devono in caso
di problemi di ordine tecnico o organizzativo rivolgervi al Tecnico al dirigente
accompagnatore che a sua volta informerà il Presidente o il Direttore sportivo ; non e’ ammesso
nessun atteggiamento che possa ledere l’immagine della società .


6)
Gli Atleti devono astenersi da qualsiasi condotta suscettibile di ledere l’integrità fisica e/o
morale della propria società, dei tecnici ,degli avversari,dei loro staff tecnici e dirigenziali; e
rispettare gli arbitri nella certezza che ogni decisione è presa in buona fede ed obiettivamente;
ad evitare, sia durante lo svolgimento delle competizioni che non, comportamenti o
dichiarazioni che in qualunque modo possano costituire incitamento alla violenza o ne
rappresentino apologia; ad astenersi dall’esprimere pubblicamente giudizi lesivi della
reputazione dell’immagine e dignità della propria società , dei tecnici , dei compagni ,di altre
persone o organismi operanti nell’ordinamento sportivo; ad astenersi da qualsiasi
comportamento discriminatorio in relazione alla razza, all’origine etnica o territoriale, al sesso,
alla religione, alla condizione psico- fisica- sensoriale ed alle opinioni politiche.


7) Gli 7)
Atleti sono obbligati a comunicare all’allenatore o al dirigente accompagnatore
eventuale ritardi o problemi che ne impediscano la partecipazione agli allenamenti o alle gare ;
ogni atleta dovrà mettersi a disposizione dei propri compagni , dei tecnici è in particolare “
rispettarli “,non per questo la federazione di tiro con l'arco ti mette in condizioni di scegliere il tecnico, e quasi come la scelta del dottore della mutua ,una volta scelto devi pure ascoltare la cura che ti da, altrimenti a che serve?

3 febbraio 2014

Motivato nello sport motivato nella vita

Motivato nello Sport... Motivato nella Vita


Motivato nello Sport... Motivato nella Vita


A cura del Dott. Marco Mancini1 - personal trainer

Motivazione: un fattore psicologico che influenza l'attività sportiva e le quotidiane scelte di vita



Quant'è importante la motivazione nello Sport?


Per trovare la risposta che fa al caso nostro, possiamo partire dal contesto sportivo e costruire un naturale parallelismo, quindi chiederci in generale quanto la motivazione sia importante nella vita di tutti i giorni. In questo senso, ci accorgeremmo che lo Sport rappresenta la vita in maniera circoscritta e "artefatta".


La Psicologia inizia ad occuparsi della motivazione intesa come "comportamento motivato" (pulsione), sin dagli esordi della sua storia come scienza indipendente, attraverso i lavori di studiosi come W. James, C.L. Hull e S. Freud. L'obiettivo era cominciare a indagare il perché l'individuo si spinga a perseguire determinati scopi. A questo punto, condividere una definizione del concetto di motivazione diventa essenziale.

Possiamo affermare, in maniera chiara ed esaustiva, che la motivazione è l'espressione di dinamiche che inducono un individuo ad una determinata azione. Un aspetto diventa subito evidente: la motivazione è un'astrazione, quindi un processo rilevabile solo indirettamente, e a consentirne l'osservazione è la valutazione del comportamento ad essa legato.


Il rapporto che ognuno di noi ha con una qualsiasi attività fisica e/o sportiva è fortemente influenzato dalla componente motivazionale. Ogni volta che decidiamo di intraprendere un'attività, così come quando decidiamo di interromperla, abbiamo sempre un motivo, che può essere più o meno conscio e che alimenta il nostro comportamento. Appare dunque evidente come la motivazione sia un fattore squisitamente psicologico, che ha una forte relazione sia con il riuscire a svolgere con continuità un'attività, sia con la probabilità che lo svolgerla ci porti dei benefici tangibili e non diventi, invece, un'inutile occupazione giornaliera di quelle che accrescono un corrosivo senso di insoddisfazione.


Beninteso che quando parliamo di chi pratica un'attività fisica e/o sportiva facciamo riferimento a tutti i praticanti a prescindere dal loro livello di prestazione; fermo restando che è più probabile che lo sportivo professionista sia informato su talune tematiche psicologiche che influiscono sulla sua attività e che il resto della "popolazione sportiva" ne sia a digiuno. A maggior ragione in una logica di promozione dell'attività sportiva e fisica, che porta una serie di benefici sia al nostro corpo (prevenzione di insulti cardio-vascolari, dolori posturali, traumi osteo-articolari, ecc...) sia alla nostra mente (percezione di autoefficacia, azione anti-stress, ecc..), ci sembra importante approfondire il rapporto Motivazione e Sport. In un famoso modello psicologico (Murray, McClelland e Atkinson) , si individuano 2 aspetti fondamentali riguardo la motivazione, ciascuno specificato in 3 punti:

1. La motivazione alla riuscita:
la forza dell'orientamento individuale al successo;
la probabilità percepita di avere successo;
il valore incentivante del successo.


2. La motivazione ad evitare l'insuccesso:
la forza dell'orientamento individuale a evitare o ritardare l'entrata in compiti di riuscita;
la probabilità percepita d'insuccesso;
il significato attribuito all'insuccesso.


La riuscita personale in un'attività fisica o sportiva così come la continuità nella pratica sono influenzate da questi 2 aspetti.


Per cui siamo motivati a praticare uno sport:


1. se pensiamo che con l'esercizio i benefici diventeranno per noi utili e importanti;

2. se crediamo fortemente che la riuscita nel raggiungere gli obiettivi prefissati dipenda da noi e non da fattori esterni che non possiamo controllare;

3. se i benefici che ci siamo proposti di ottenere risultano essere ai nostri occhi particolarmente importanti e degni del nostro impegno e del nostro tempo, quindi se i benefici sono superiori ai costi ("Quanta fatica mi è richiesta?" e "Quanto mi interessa raggiungere quel risultato?").


Siamo demotivati quando:


1. abbiamo timore di impegnarci in un compito che può sviluppare effetti positivi così come un fallimento;

2. pensiamo che la probabilità di fallire nel compito prefisso sia alta;

3. viviamo in maniera spiacevole l'insuccesso, sopportandone a fatica le conseguenze emotive.


A questo punto verrebbe da chiedersi: "Quante volte mi sono sentito in grado di poter raggiungere un qualunque obiettivo con l'impegno necessario, e quante volte è prevalsa la paura di fallire e di essere giudicato?" Nel caso ci siamo sentiti spesso nella seconda condizione è utile tenere presente che nello Sport come nella vita "non provare" e "non mettersi in gioco" per paura di fallire, alimenta un circolo vizioso per cui non si fa nulla proprio per evitare di sbagliare e così facendo aumenta la percezione che abbiamo di essere incapaci e di essere considerati dagli altri come persone di scarso valore.





Interrompere questo cerchio è possibile e può sembrare estremamente semplice o al contrario impossibile. La soluzione è iniziare a fare, mettendo in conto che non riuscire è una possibilità ma non l'unica.


In un'intervista, a domanda "se lo sport aiuti alla vita o se ne sia solo una parentesi", Valentina Vezzali risponde così: "È la più grande metafora della vita: ti porta sempre ad affrontare nuovi ostacoli, ti insegna a imparare e a reagire, aspettando la prossima volta". Questa è la testimonianza di chi, accettando varie sfide che hanno portato successi ed insuccessi, è riuscita nel tempo a sentirsi una persona migliore, più capace e maggiormente in grado di far fronte agli imprevisti della vita. In casi come questo, lo sport può essere veramente considerato una palestra di vita. E noi abbiamo la stessa voglia di affrontare la vita?






1 Dottore in Psicologia Clinica e della Salute





Per approfondimenti sul tema si consiglia la lettura del seguente testo: Giovannini D, Savoia L. Psicologia dello sport. Carocci (2002).


Potrebbe interessarti:http://www.my-personaltrainer.it/sport/sport-motivazione-vita.html

29 gennaio 2014

Codice etico dello sportivo

L’attività sportiva ha un'evidente funzione educativa e sociale, ed è veicolo attraverso il quale è possibile
apprendere i valori reali che rendono il confrontarsi secondo le regole della propria disciplina, un'attività
affascinante e istruttiva allo stesso tempo. Proprio in questo senso è fondamentale difendere e promuovere,
tra coloro che organizzano e divulgano la pratica sportiva, l’adesione a quei valori etici che ne costituiscono
la forza ed il senso profondo. Oggi più che mai, in una società sempre più frettolosa e superficiale che
guarda più all’apparenza e al successo, che non ha i valori fondanti dei rapporti umani, il riferimento
all’etica sportiva è un passo necessario e i fondamentali doveri di lealtà, probità, correttezza e diligenza
previsti per tutti i protagonisti, direttamente o indirettamente, della vita societaria. L’adozione di un codice
etico è la felice apertura di un’opzione di civiltà, di cultura democratica, di difesa e valorizzazione che
significa concretamente amore per lo sport. Lo sport può essere grande veicolo di diffusione di questi
fondamenti, ripresi da De Cubertin nelle sue olimpiadi moderne con il fair play. In un mondo in cui la fanno
da padrone violenza, aggressività, prevaricazione delle individualità, mancanza di rispetto, ricerca del
successo a tutti i costi, c’è sempre più bisogno di valori veri, che lo sport, quello genuino, sa trasmettere e
diffondere. L’adozione del presente codice etico è espressione della volontà di promuovere uno standard
significativo di sportività nello svolgimento delle iniziative motorie e/o ludiche, e di vietare quei
comportamenti in contrasto con i valori etici che questo codice intende promuovere e garantire. E’ per
questo che ci impegniamo ad adottare tutte le misure necessarie dirette a facilitare la conoscenza e
l’applicazione di tutte le norme contenute nel presente codice etico, prevedendo inoltre l’ipotesi di
penalizzazioni nel caso di mancato rispetto dei contenuti, ma anche di premiare chi sottoscrive il presente
documento, oltre chi si renderà degno di nota per gesti che ne richiamano i valori. Riteniamo inoltre che
anche le altre parti interessate nella formazione e nella preparazione dell'atleta, ovvero la famiglia, gli
allenatori ed i giudici di gara, debbano in qualche modo far parte e sottostare a questo codice. Pertanto
abbiamo deciso di dotarci del Codice Etico come guida ed ispirazione di comportamento per tutti coloro che
a vario titolo partecipano a un progetto sportivo condiviso come può essere il codice etico.


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Codice Etico dell'atleta: 
 Frequentare gli allenamenti con costanza ed assiduità, rispettando gli orari e l’integrità delle 
strutture per la pratica sportiva; 
 Praticare lo sport con passione e buona volontà, non dimenticando mai che lo sport è innanzitutto 
un gioco; 
 Rispettare le norme degli enti di promozione sportiva ed accettare le decisioni dell'allenatore e dei 
giudici di gara, anche quando queste non sembrano condivisibili; 
 Saper vincere senza presunzione e saper perdere senza eccessiva amarezza; 
 Adottare un comportamento adeguato all'etica sportiva sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta; 
 Aver cura della divisa sociale, nonché delle attrezzature sportive di cui si fa uso; 
 Rispettare l'avversario; 
 Dare il massimo delle proprie possibilità nell'intento di favorire il successo della società; 
 Ricordarsi che non si gareggia solo per sé stessi, ma che in gara si rappresentano anche i propri 
compagni di squadra; 
 Comportarsi in maniera dignitosa prima, durante e dopo la gara; 
 Adottare un linguaggio rispettoso nei confronti del pubblico, dei compagni, dei dirigenti e dei 
giudici. 
 
Codice Etico del genitore: 
 Aiutare i propri figli a capire le giuste motivazioni per praticare l’attività sportiva sia agonistica che 
amatoriale; 
 Essere di esempio con un comportamento corretto in ogni situazione; 
 Non fare carico sui figli delle proprie ambizioni; 
 Non criticare mai l'allenatore o i dirigenti della società in presenza dei figli; 
 Riconoscere, oltre alle performance dei propri figli, anche quelle degli altri atleti; 
 Non fare da secondo allenatore: un allenatore può bastare; 
 Accettare le decisioni dell'allenatore e dei giudici di gara, anche quando queste non sembrano 
condivisibili. 
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RIAPRONO I CORSI DI TIRO CON L'ARCO PRESSO GLI ARCIERI ARCO CLUB CAPRI asd  X inform scrivere arcoclubcapriasd@gmail.com  oppure watzap ...