17 aprile 2013
12 aprile 2013
Obbligo di installazione defibrillatore semiautomatico per le associazione sportive
Segnaletica presenza DAE
Il
5 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il
cosiddetto Decreto
Balduzzi,
che contiene disposizioni
urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto
livello di tutela della salute.
Vengono così introdotte severe regole per il divieto di vendita di
tabacchi ai minori di 18 anni, norme per limitare l’incidenza delle
ludopatie (malattie legate al gioco), maggiori controlli per lo
svolgimento delle attività sportive e altro ancora.
In
particolare per ciò che riguarda l’attività sportiva il
decreto impone l’obbligo di certificazioni mediche per chi
svolge un’attività sportiva non agonistica o amatoriale,
in più diventano necessari controlli sanitari sui praticanti e le
associazioni sportive dovranno dotarsi
di defibrillatore semiautomatico e
altri dispositivi indispensabili per gli interventi di primo
soccorso.
Il
defibrillatore semiautomatico, DAE
(Defibrillatore Automatico Esterno),
è composto da una scatola di dimensioni variabili, al cui interno si
trovano i due elettrodi e un kit di rasatura per togliere i possibili
peli presenti sul petto della vittima. Per il suo utilizzo è
necessaria unaformazione
specifica per gli addetti al primo soccorso.
Tale formazione deve essere somministrata da personale qualificato
sotto la responsabilità di un medico; gli addetti dovranno seguire
un corso teorico e pratico e infine sottoporsi a una prova pratica
che ne testimoni le capacità di utilizzo. Il programma prevede:
- metodi di rianimazione cardiopolmonare di base (in accordo con le linee guida internazionali);
- finalità della defibrillazione precoce,
- elementi fondamentali di funzionalità cardiaca,
- pericoli e precauzioni per i pazienti e per il personale,
- presentazione e descrizione dell’apparecchio,
- alimentazione,
- uso e manutenzione,
- modalità di messa in opera e dimostrazione da parte del formatore;
- messa in opera sul manichino della sequenza di rianimazione cardiopolmonare defibrillazione semiautomatica,
- raccolta dei dati registrati e analisi dell’intervento.
10 aprile 2013
Riflessioni per l'educatore sportivo/allenatore/tecnico
Lo
sport è gioco, movimento, salute, voglia di vincere. è amicizia,
impegno, sfida e solidarietà. è anche fatica, senso del dovere,
sconfitta, frustrazione. e autrici analizzano tutti questi elementi
recuperando e sviluppando la visione dello sport come esperienza
straordinaria per lo sviluppo dell'individuo. La pratica sportiva
infatti può aiutare la formazione di una personalità sana, forte,
capace di costruire nel tempo, di attendere i risultati, di non
cedere di fronte ai momenti di crisi, di condividere con altri la
gioia e la tristezza. Proprio per tutti questi motivi lo sport è un
fattore di protezione rispetto al disagio giovanile, alla devianza,
alla tossicodipendenza. In adolescenza, quando le figure genitoriali
vengono facilmente criticate, l'allenatore sportivo può diventare un
adulto di riferimento, e il giovane atleta si aspetta da lui
comprensione e sostegno anche per problematiche non strettamente
connesse con la disciplina sportiva. è necessario che "l'educatore
sportivo" sia quindi consapevole dell'importanza che la sua
persona riveste nella vita dell'atleta adolescente, nella formazione
del suo carattere, nella sua permanenza all'interno del gruppo, nel
promuovere l'autostima e il benessere psicologico e sociale.
"Da
premettere che non sempre si riesce"
7 aprile 2013
Attività Giovanile punto e basta
Oggi
si sottolinea molto il valore
educativo
dello sport ma si scivola
molto
sulla retorica di ciò che è
educativo.
È vero, penso che si possa sterzare
dal
punto di vista culturale con il
costante
impegno quotidiano di ognuno (penso
a chi
vive l’esperienza di dirigente
sportivo in
parrocchia o in qualsiasi società
sportiva)
è un lavoro immenso e faticoso
quanto lo
è fare l’amministratore o il
politico. Anche
il ruolo del dirigente sportivo e
del tecnico
è un ruolo di grande rilevanza che
spesso
viene trascurato, e allora la
formazione in
questo senso andrebbe fatta con
grande
convinzione. Non soltanto la
formazione sulla
tecnica di gioco di un determinato
sport ma la
formazione su tutti quelli che sono
i principi,
i valori, gli obiettivi che una
federazione
si dovrebbe porre. Se fossimo in
grado di
riformare in questo senso: la
federazione
individua per ogni categoria degli
obiettivi
tecnici ma anche degli obiettivi
parzialmente
morali, dato che nessuno ne parla.
Uno
dei problemi è l’esasperare il
risultato
dell’adolescente, illudendolo o
forzando la
mano, chiedendo sforzi fisici troppo
pesanti,
troppo presto: uno sforzo che logora
anche la
gioia e il divertimento del gesto
atletico. Lo
sforzo massimo atletico va compiuto
quando
l’uomo è adulto e formato
fisicamente e
l’individuo in ogni disciplina va
tutelato nella
sua crescita fisiologica.
Questo è un tema sul quale il
comitato
olimpico e le federazioni devono
lavorare in
maniera più incisiva, consapevoli
che è difficile
e che richiede tempistiche molto
lunghe.
5 aprile 2013
Concluso il secondo step di tiro con l'arco all'istituto Ippolito Nievo
Concluso
il secondo step di tiro con l'arco con le scuole medie I. Nievo organizzato dall'assessore
allo sport in collaborazione con L'Arco Club Capri
Oggi 04 aprile si è
parlato delle varie tipologie di gare che offre il tiro con l'arco ,
tecnica di tiro Olimpico e Compound, simulazioni di tiro compound con
Ramona Vinaccia, Olimpico con Francesca Maggipinto, Arco nudo kevin
Di Stefano , poi si è passato alle prove di tiro con i ragazzi.
1 aprile 2013
Parliamo del punto d'incocco e loop
Personalmente ritengo che i materiali BCY 62 che pur
essendo un ottimo materiale per il serving non va bene per i punti
di incocco, semplicemente perchè il nodo diventa più grande.
Ora che abbiamo il materiale giusto, cominciamo con i nodi usando il sistema sopra/sotto cioè annodando il filo partendo dall’alto poi sovrapponendo il filo fare un nodo in basso, il tutto per una lunghezza di 3mm dopodiché ricomincio al contrario tornando da dove ero partito, dopodiché ancora due nodi sopra/sotto poi doppio nodo, taglio la parte in eccesso e con l’accendino brucio la parte che è rimasta.
Ora che abbiamo il materiale giusto, cominciamo con i nodi usando il sistema sopra/sotto cioè annodando il filo partendo dall’alto poi sovrapponendo il filo fare un nodo in basso, il tutto per una lunghezza di 3mm dopodiché ricomincio al contrario tornando da dove ero partito, dopodiché ancora due nodi sopra/sotto poi doppio nodo, taglio la parte in eccesso e con l’accendino brucio la parte che è rimasta.
I prossimi passi sono quelli dove il 90% delle persone sbaglia nel finire il loop
Finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.
Questo
metodo è il mio preferito, ottimo per archi mono camma,anche se porta qualche inconveniente ,molto spesso quando non viene stretto per bene, si rischia che il nodo superiore possa pinzare sulla cocca. Comunque cominciamo mettendo la freccia esattamente
a 90° sul rest e cominciamo a fare il punto di incocco superiore con
la tecnica sopra/sotto per circa 3mm.
Di solito lascio 1 mm di
spazio tra la cocca e l’inizio del punto di incocco; questo perché
quando l’arco è aperto l’angolo che si crea tende ad abbassare
il punto di incocco evitando così di “pinzare” la
cocca.
Dopodichè viene fatto il loop esterno ad ogni punto di incocco; tornando velocemente alla pressione verticale esercitata con il primo metodo, i compound monocam quello che uso io hanno un ottimo nock travel e non necessitano di artifizi per migliorarlo.
Una volta fatto loop e incocchi, apriamo l’arco e verifichiamo come si comporta la freccia sul rest; se per caso notiamo qualche movimento, allora vuole dire che la freccia viene pinzata dai punti di incocco che sono troppo ravvicinati.
Dopodichè viene fatto il loop esterno ad ogni punto di incocco; tornando velocemente alla pressione verticale esercitata con il primo metodo, i compound monocam quello che uso io hanno un ottimo nock travel e non necessitano di artifizi per migliorarlo.
Una volta fatto loop e incocchi, apriamo l’arco e verifichiamo come si comporta la freccia sul rest; se per caso notiamo qualche movimento, allora vuole dire che la freccia viene pinzata dai punti di incocco che sono troppo ravvicinati.
questo sotto tutti i punti di vista direi che è il più sicuro
ma di solito il 90% delle persone sbaglia
nel finire il loop.quindi
finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.
finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.
in bocca al giallo by BDM
31 marzo 2013
Parliamo di kyudo
Pur
essendo nato come arma bellica, l’arco giapponese ha perso questa
sua prerogativa offensiva per divenire uno strumento utile al
raggiungimento del massimo stato di concentrazione e di armonia
interiore.
La
differenza con il tiro con l’arco occidentale balza subito agli
occhi: per l’arciere occidentale, colpire il bersaglio è
l’obiettivo focale, per il kyudoca invece fare centro non è così
importante: un tiro sbagliato non è sinonimo di fallimento ma
semplicemente un’esperienza di apprendimento che fornisce una
ulteriore opportunità di crescita.
Il
rituale del lancio della freccia trova nel momento del contatto tra
uomo e arco uno dei suoi gesti più significativi.
In
quell’attimo, lo stato di consapevolezza e astrattezza
precedentemente creato con la meditazione Zen si fonde con l’arco e
le frecce dando vita all’esperienza del kyudo.
L’obiettivo
ultimo è quello di trascendete la dualità soggetto-oggetto, e
l’arciere s’interiorizza, alla ricerca della perfezione fisica,
psichica e spirituale.
Le
radici del kyudo affondano in un remoto passato dai tratti
leggendari. La tecnica, come nelle altre discipline marziali
giapponesi, ha un ruolo secondario e viene imparata solo dopo un duro
e lento allenamento spirituale.
Alla
fine dell’insegnamento, il lancio della freccia dovrà essere
elegante, naturale e spontaneo.
L’arciere
viene allenato a fidarsi del proprio inconscio e della componente
irrazionale della sua mente.
Per
raggiungere questo grado di preparazione, il guerriero si avvale di
pratiche di concentrazione e di controllo mentale che, già nel
Giappone del 1200, erano ritenute antichissime.
Molte
di queste derivavano proprio prima dalla dottrina Ch’an e in
seguito dallo Zen.
Grazie
allo stato di completa indifferenza e calma che riuscivano a
raggiungete, i guerrieri erano in grado di tirare con l’arco con la
massima precisione anche nel caos della battaglia.
Proprio
come nello Zen, il kyudoka mirerà a raggiungere la perfezione
armoniosa senza utilizzate la logica e la razionalità, ma puntando
sulla rivelazione che nasce dalla meditazione.
L’arco
e la freccia divengono qualcosa di più che semplici strumenti o
armi: divengono un tutt’uno con il corpo dell’arciere, vere e
proprie appendici del kyudoka nelle cui mani l’arco si tende,
proiettando lo spirito verso l’illuminazione, il satori.
Kyudo
“Il
segreto del kyudo e racchiuso nella sua disciplina: un buon tiratore
è colui che mentalmente raggiunge il centro del bersaglio prima
della sua freccia”.
li
kyudo si e sviluppato partendo da due stili tradizionali: kishakei,
che prevede il tiro effettuato da un arciere a cavallo, conosciuto
comunemente oggi come reishakei o stile cerimoniale, e bushakei, lo
stile di tiro con l’arco del soldato a piedi.
La
pratica del tiro con l’arco, sia per la caccia, sia per la guerra,
e molto antica n Giappone.
Sono
stati rinvenuti degli archi laccati del V secolo a.C. e, almeno fino
al XVI secolo, il kyujutsu, o “tecnica guerriera dell’arco”,
era considerato il primo dei diciotto kakuto-bugei che dovevano
studiare i Bushi.
Inizialmente
utilizzato dai combattenti a piedi, soprattutto a partire dal XI
secolo, l’arco trovò un massiccio impiego tra la cavalleria con la
pratica del Kyuba-no-michi, la “Via dell’arco e del cavallo”.
L’arco
giapponese (yum,) e molto differente da quello cinese o mongolo,
essendo molto più lungo (2,20 m circa) e con una curvatura
asimmetrica; ne deriva che la precisione del tiro non può essere che
relativa.
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RIAPRONO I CORSI DI TIRO CON L'ARCO PRESSO GLI ARCIERI ARCO CLUB CAPRI asd X inform scrivere arcoclubcapriasd@gmail.com oppure watzap ...
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