1 aprile 2013

Parliamo del punto d'incocco e loop




Personalmente ritengo che i materiali  BCY 62 che pur essendo un ottimo materiale per il serving non va bene  per i punti di incocco, semplicemente perchè il nodo diventa più grande.
Ora che abbiamo il materiale giusto, cominciamo con i nodi usando il sistema sopra/sotto cioè annodando il filo partendo dall’alto poi sovrapponendo il filo fare un nodo in basso, il tutto per una lunghezza di 3mm  dopodiché ricomincio al contrario tornando da dove ero partito, dopodiché ancora due nodi sopra/sotto poi doppio nodo, taglio la parte in eccesso e con l’accendino brucio la parte che è rimasta. 

I prossimi passi sono quelli dove  il 90% delle persone sbaglia nel finire il loop

Finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto  dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo  che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm  rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da  quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.

 Questo metodo è il mio preferito, ottimo per archi mono camma,anche se porta qualche inconveniente ,molto spesso quando non viene stretto per bene, si rischia che il nodo superiore possa pinzare sulla cocca.  Comunque cominciamo mettendo la freccia esattamente a 90° sul rest e cominciamo a fare il punto di incocco superiore con la tecnica sopra/sotto per circa 3mm.
Di solito lascio 1 mm di spazio tra la cocca e l’inizio del punto di incocco; questo perché quando l’arco è aperto l’angolo che si crea tende ad abbassare il punto di incocco evitando così di “pinzare” la cocca.
Dopodichè viene fatto il loop esterno ad ogni punto di incocco; tornando velocemente alla pressione verticale esercitata con il primo metodo, i compound monocam quello che uso io hanno un ottimo nock travel e non necessitano di artifizi per migliorarlo.
Una volta fatto loop e incocchi, apriamo l’arco e verifichiamo come si comporta la freccia sul rest; se per caso notiamo qualche movimento, allora vuole dire che la freccia viene pinzata dai punti di incocco che sono troppo ravvicinati.

questo sotto tutti i punti di vista direi che è il più sicuro 
ma di solito  il 90% delle persone sbaglia nel finire il loop.quindi 
finiamo il loop usando lo stesso procedimento usato per il primo nodo. Una volta fatto, il tutto dovrebbe apparire esattamente come nella foto a fianco
A questo punto  dovremmo adattare il loop alla lunghezza desiderata. In primo luogo usando le pinze stringiamo il nodo  che abbiamo appena fatto, tagliamo la parte in eccesso e con l’accendino ripetiamo quanto fatto con il primo nodo. Dopodiché infiliamo le pinze all’interno dl loop e aprendole tiriamo ancora di più il loop; questo ci consentirà di recuperare 1 o 2 mm  rispetto alla misura che avevamo previsto ma ciò dipende anche da  quanto stretto fossero i nodi prima di bruciarne i capi.
E’ importante ricordare che nel seguire questo procedimento occorrerà tenere il loop qualche millimetro più corto rispetto alla misura desiderata in quanto l’uso delle pinze per “aprire” il loop ci consente di stringere al massimo i nodi che abbiamo appena fatto dando sicurezza al loop in fase di apertura.
Ora possiamo passare alla trattazione dei vari modi di usare loop e punto di incocco.

in bocca al giallo by BDM

31 marzo 2013

Parliamo di kyudo



  
Pur essendo nato come arma bellica, l’arco giapponese ha perso questa sua prerogativa offensiva per divenire uno strumento utile al raggiungimento del massimo stato di concentrazione e di armonia interiore. 
La differenza con il tiro con l’arco occidentale balza subito agli occhi: per l’arciere occidentale, colpire il bersaglio è l’obiettivo focale, per il kyudoca invece fare centro non è così importante: un tiro sbagliato non è sinonimo di fallimento ma semplicemente un’esperienza di apprendimento che fornisce una ulteriore opportunità di crescita.  
Il rituale del lancio della freccia trova nel momento del contatto tra uomo e arco uno dei suoi gesti più significativi.  
In quell’attimo, lo stato di consapevolezza e astrattezza precedentemente creato con la meditazione Zen si fonde con l’arco e le frecce dando vita all’esperienza del kyudo.  
L’obiettivo ultimo è quello di trascendete la dualità soggetto-oggetto, e l’arciere s’interiorizza, alla ricerca della perfezione fisica, psichica e spirituale. 
Le radici del kyudo affondano in un remoto passato dai tratti leggendari. La tecnica, come nelle altre discipline marziali giapponesi, ha un ruolo secondario e viene imparata solo dopo un duro e lento allenamento spirituale.  
Alla fine dell’insegnamento, il lancio della freccia dovrà essere elegante, naturale e spontaneo. 
L’arciere viene allenato a fidarsi del proprio inconscio e della componente irrazionale della sua mente. 
Per raggiungere questo grado di preparazione, il guerriero si avvale di pratiche di concentrazione e di controllo mentale che, già nel Giappone del 1200, erano ritenute antichissime.  
Molte di queste derivavano proprio prima dalla dottrina Ch’an e in seguito dallo Zen.  
Grazie allo stato di completa indifferenza e calma che riuscivano a raggiungete, i guerrieri erano in grado di tirare con l’arco con la massima precisione anche nel caos della battaglia.  
Proprio come nello Zen, il kyudoka mirerà a raggiungere la perfezione armoniosa senza utilizzate la logica e la razionalità, ma puntando sulla rivelazione che nasce dalla meditazione.  
L’arco e la freccia divengono qualcosa di più che semplici strumenti o armi: divengono un tutt’uno con il corpo dell’arciere, vere e proprie appendici del kyudoka nelle cui mani l’arco si tende, proiettando lo spirito verso l’illuminazione, il satori. 
Kyudo 
Il segreto del kyudo e racchiuso nella sua disciplina: un buon tiratore è colui che mentalmente raggiunge il centro del bersaglio prima della sua freccia”. 
li kyudo si e sviluppato partendo da due stili tradizionali: kishakei, che prevede il tiro effettuato da un arciere a cavallo, conosciuto comunemente oggi come reishakei o stile cerimoniale, e bushakei, lo stile di tiro con l’arco del soldato a piedi.  
La pratica del tiro con l’arco, sia per la caccia, sia per la guerra, e molto antica n Giappone.  
Sono stati rinvenuti degli archi laccati del V secolo a.C. e, almeno fino al XVI secolo, il kyujutsu, o “tecnica guerriera dell’arco”, era considerato il primo dei diciotto kakuto-bugei che dovevano studiare i Bushi.  
Inizialmente utilizzato dai combattenti a piedi, soprattutto a partire  dal XI secolo, l’arco trovò un massiccio impiego tra la cavalleria con la pratica del Kyuba-no-michi, la “Via dell’arco e del cavallo”.  
L’arco giapponese (yum,) e molto differente da quello cinese o mongolo, essendo molto più lungo (2,20 m circa) e con una curvatura asimmetrica; ne deriva che la precisione del tiro non può essere che relativa.  

28 marzo 2013

Orario traghetto lento Caremar


Da martedì 2 aprile, entrano in vigore gli orari estivi del traghetto Caremar 

CAPRI-NAPOLI 
5.40 – 9.20 – 14.50 
NAPOLI-CAPRI 
7.25 – 13.00 – 19.10

27 marzo 2013

Dimostrazione di tiro con l'arco


Trascorsa la prima dimostrazione di tiro con l'arco, presso l'istituto I. nievo di Capri organizzata dall'assessore allo sport Vincenzo Ruggiero,coadiuvate dall'Arco Club Capri .Devo dire che gli alunni delle seconde medie sono stati molto attenti alla preparazione del materiale arcieristico,
quali costruzione di corde, montaggio aste ,punte ,alette  ecc ecc . Da parte mia dichiaro Sfatate le dicerie che i ragazzi si interessano solo di calcio, i ragazzi vanno stimolati , quindi servono più persone disposte nel divulgare,sia il tiro con l'arco che  qualsiasi tipo di sport minore ma nel contempo renderli partecipi.
Un ringraziamento va anche alle Prof. che hanno accettato di collaborare .

Prossimo appuntamento giovedì 4 Aprile 2013

23 marzo 2013

Un po di storia di Capri



Gli scavi dell'Hotel Quisisana portarono alla luce i resti di Elephas primigenius eRhinoceros merckii ma furono solo l'inizio di una grande avventura che vede nel medico e naturalista Ignazio Cerio uno degli studiosi più attivi e interessati. Altri scavi importanti furono portati avanti nella Grotta delle Felci di Marina Piccola dove vennero scoperti materiali dell'età del Bronzo, tombe neolitiche e amuleti di varia fattura, tipici di un luogo sacro.
Altri siti archeologici particolarmente importanti per lo studio della Capri preistorica sono la Grotta del Pisco, Località Il Limmo, Damecuta, Le Parate e la Grotta del Castiglione, sede anche di un ninfeo romano. Oggi gran parte del materiale archeologico ritrovato a Capri si trova nel Museo Ignazio Cerio a pochi passi dalla piazzetta.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La storia di Capri è legata a quella del Mar Mediterraneo, alle popolazioni che lo hanno attraversato e a quel tratto di mare compreso tra Capo Miseno e Punta Campanella che è stato teatro di grandi eventi e scambi culturali. Anche l'origine del nome dell'Isola di Capri è conteso tra le grandi culture del passato: alcuni sostengono che derivi dal il greco antico Kapros(cinghiale) e altri dal latino Capraeae (capre).
I primi abitanti dell'isola di Capri furono i Teleboi, provenienti coste dell'antica Acarnania e delle isole greche dello Ionio, che raggiunsero l'isola nell'VIII secolo a.C. Numerosi scavi archeologici, però testimoniano la presenza di vita primitiva a Capri. Durante i lavori di ampliamento del Grand Hotel Quisisana del 1906 furono rinvenute gigantesche ossa di dinosauri e oggetti in pietra scheggiata; lo stesso Imperatore Augusto trovò dei resti di attività primitiva durante la costruzione delle sue ville.



Il primo estimatore dell'Isola di Capri fu proprio l'Imperatore romano Augusto, che nel 29 a.C. la sciolse dalle dipendenze di Napoli e diede inizio al suo dominio privato. Il suo successore, l'Imperatore Tiberio, la scelse addirittura come ritiro dalla vita politica di Roma e fece costruire ben 12 ville, tra cui Villa Jovis a Capri e Villa Damecuta ad Anacapri.
Nel periodo medievale l'Isola di Capri fu vittima delle feroci incursioni dei Saraceni che terrorizzavano la popolazione. Infatti, il primo agglomerato urbano costituitosi nei pressi dellaChiesa di San Costanzo a Marina Grande si spostò nei pressi della Chiesa della Madonna delle Grazie (vicino all'attuale Via Le Botteghe) proprio per sfuggire agli assalti dei predoni.
Nel 1371 il Conte Giacomo Arcucci, segretario della regina Giovanna I d'Angiò, fondò uno dei luoghi storici dell'isola di Capri: la Certosa di San Giacomo. Nonostante questo edificio sia stato più volte attaccato dai pirati (si ricorda l'incendio portato a termine del corsaro Dragut 1553) oggi è possibile visitarlo in tutto il suo splendore trecentesco.
Il conflitto tra Francia e Inghilterra durante i primi anni del XIX investì anche l'Isola di Capri: nel 1806 le truppe francesi furono sconfitte da quelle inglesi che agirono incontrastate sull'isola fino al 1808, quando i soldati francesi guidati da Gioacchino Murat riconquistarono l'isola con uno storico attacco. I francesi completarono l'opera di fortificazione dell'isola (oggi ancora visitabili lungo il Percorso dei Fortini) e restarono a Capri fino al crollo dell'impero napoleonico e il ritorno dei borboni nel 1815 con Ferdinando IV di Napoli.
La seconda metà del XIX secolo è l'epoca del risorgimento per Capri. Gli artisti romantici che visitavano la piccola isola del Golfo di Napoli rimanevano affascinati dalla sua natura immacolata, dai panorami a picco sul mare e dalla semplicità con cui i pochi abitanti conducevano le loro vite. Capri fu inserita come tappa fondamentale del Grand Tour, il viaggio dei giovani aristocratici dell'epoca nei paesi europei, e un numero sempre maggiore di artisti e intellettuali sceglievano di ritirarsi per lunghi periodi (a volte per tutta la vita) nelle loro ville capresi.
Dopo il conflitto tra Russia e Giappone del 1905 Capri divenne il rufugio preferito da tutti gliesuli russi, tra cui anche Massimo Gorki e Vladimir Lenin, trasformando l'Isola Azzurra in una piccola oasi politico-letteraria. In questo scenario si colloca anche il progressivo mutamento dell'economia isolana che ha visto un progressivo declino dell'agricoltura e della produzione del corallo a favore del settore turistico.
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22 marzo 2013


Dal 28 marzo stop auto a Capri ed Ischia

Previste pesanti sanzioni per i trasgressori

22 marzo, 20:12

(ANSA) - NAPOLI, 22 MAR - Dal 28 marzo entrera' in vigore il divieto di sbarco di auto e moto sulle isole di Ischia e Procida. Negli stessi giorni lo stop sara' adottato anche dal Comune di Ischia. I veicoli non ammessi sono quelli non intestati a residenti. A Procida il divieto si estende anche a quelli cointestati con non residenti. Pesanti le sanzioni previste per i trasgressori, che potranno arrivare fino a 1643 euro. Le esenzioni previste saranno, ad Ischia, quelle dello scorso anno.

Festeggiamenti chiusura indoor

Martedi 19 marzo riuniti in palestra abbiamo festeggiato i risultati acquisiti nel campionato regionale e italiano
ad onorare la festa il nostro Sindaco con l'assessore allo sport , anche quest'anno siamo soddisfatti dei risultati raggiunti.

RIAPRONO I CORSI DI TIRO CON L'ARCO PRESSO GLI ARCIERI ARCO CLUB CAPRI asd  X inform scrivere arcoclubcapriasd@gmail.com  oppure watzap ...